Fatica, grande fatica. Quella che fa l’Alessandria a fare gol. Qualche passettino in avanti s’è visto, nella gara di Olbia con l’Arzachena finita 0-0, sul piano della manovra e delle occasioni da rete, ma non c’è stato verso a buttarla dentro.
E la classifica resta quello che era: 15° posto con 8 punti in 8 partite, un ‘galleggiamento’ a +2 sulla zona playout e a -4 da quella playoff, con il 2° peggior attacco (4) e la 5^ miglior difesa (7).
Ecco, quest’ultimo dato, se si vuole, è positivo, per il fatto che l’Alessandria non ha subìto reti per la terza volta in assoluto (seconda consecutiva), rischiando abbastanza poco.
Ma il digiuno cronico in attacco preoccupa, perché la squadra di Stellini tende a tenere palla e a comandare il gioco, ma è lentissima nello sviluppo dell’azione. “Un percorso che non decolla” ha detto il tecnico.
LA PARTITA – Altro cambio tattico per l’Alessandria, che Stellini schiera con il 4-4-2. Ma come lui stesso sostiene sempre, lo schieramento è mobile: la linea difensiva a 4, molto logica con Celjak e Casasola esterni, diventa ‘a 3’ in possesso di palla, con l’argentino che slitta in avanti andando ad occupare la corsia di sinistra mentre Bellomo, che difende da quella parte, scivola in mezzo ad ispirare il gioco. E infatti gli unici sprazzi di fantasia arrivano quando si cercano i giocatori più tecnici, cioè Bellomo, Sestu e Gonzalez. Arrivano pure due gol, ma vengono annullati: il primo, di Bellomo di testa su cross di Gonzalez, per fuorigioco (con molti dubbi), il secondo, di Fischnaller su sponda di Casasola, perché la palla giocata dal terzino era uscita sul fondo.
E c’è pure un gol annullato all’Arzachena per fuorigioco, e meno male perché era l’89′. Una dormita collettiva della difesa grigia, che per la verità ha sofferto poco, con un solo grande rischio nel primo tempo, quando un erroraccio di Gozzi ha dato spazio al gigante Vano (fastidiosissimo) sul quale è stato bravissimo Agazzi a chiudere in uscita.
Complessivamente si tratta del 1° pareggio per i sardi, del 5° per l’Alessandria che comanda questa particolare graduatoria.
CONCLUSIONI – Rispetto alle prime partite la squadra è cresciuta, perché rischia meno dietro e crea qualcosa di più davanti, però i progressi sono lentissimi e si ha l’impressione che non ci sia ancora un’idea precisa di gerarchie di campo. Le rotazioni sono ampie e Stellini sfrutta quasi sempre i cinque cambi a disposizione, cosa che i giocatori stanno pian piano digerendo. Così come stanno lentamente assimilando il modo di giocare che l’allenatore vuole. Però serve un ‘botto’, uno scatto in avanti che sblocchi la situazione.
Che arrivi domenica prossima in casa col Pisa?