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Chi ritiene che, per avere successo nel calcio, si debba alzare i toni, polemizzare a destra e a manca e sacrificare qualsiasi retaggio di buona educazione, si vede smentito dal passato e dal presente di questo sport. Prima di lasciarci nel 2007, Nils Liedholm è stata la viva dimostrazione di come si possa avere una carriera piena di soddisfazioni, prima da giocatore, poi da allenatore, senza sacrificare stile, eleganza, sportività e un pizzico di sana ironia.Ranieri Liedholm #2 Oggi, tali valori sono incarnati nella figura di Claudio Ranieri, non a caso insignito del prestigioso Premio in memoria dello svedese, consegnatogli nella tradizionale cerimonia a Villa Boemia (Cuccaro Monferrato). Il motivo per cui il riconoscimento è stato assegnato all’allenatore romano si capisce dal modo in cui, appena sceso dal fuoristrada che l’ha portato nella sontuosa tenuta, ha soddisfatto ogni richiesta piovutagli addosso. Lui, condottiero del Leicester City, vincitore a sorpresa della Premier League l’anno scorso e primo protagonista di una delle più grandi storie di sport di sempre, non ha fatto pesare il suo status di star internazionale, tutt’altro. Ha risposto a ogni domanda dei giornalisti o ha posato dinanzi a schiere di fotografi, ha condiviso momenti di conversazione con le autorità presenti e ha interagito con tutti gli appassionati di calcio, giovani e meno giovani, per due chiacchiere, un autografo o un selfie.Ranieri Liedholm #3 Sempre con modi garbati, con un sincero sorriso, col piacere di chi dice che “questi momenti sono quelli che ti fanno dire, vale la pena fare questo lavoro”, così come sarebbe piaciuto al Barone. Un ex allenatore per lo stesso Ranieri, per una sola stagione alla Roma, un modello di riferimento sul quale plasmare il proprio modo di vivere il calcio, un esempio al quale si accosta con genuina reverenza: “Liedholm era una persona stupenda: un grande comunicatore, calmo e riflessivo, riusciva a stemperare ogni tono; se riesco in minima parte a imitarlo, sono molto contento”. I valori positivi che contraddistinguono il carattere del mister nato a Roma, spesso percepiti come inadatti al duro mondo del calcio d’elite, non gli hanno impedito in realtà di realizzarsi professionalmente su diverse panchine in giro per il mondo. La grande vittoria che gli è sfuggita a lungo nel corso della carriera è finalmente arrivata in Inghilterra, paese dove il calcio è vissuto con passionalità e rispetto, come spiega lui stesso: “Gli inglesi sono tifosi a prescindere: non importa la categoria in cui si trova la loro squadra, la sentono come parte della famiglia, come una componente di sé”.

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