I palloni in foto tornano protagonisti nel weekend su tutti i campi di serie C.
Almeno così si spera, visto che ci sono, in proposito, un pronunciamento del Consiglio di Stato e una decisione del primo Consiglio Federale della presidenza Gravina.
Sarà così? E’ quanto si augurano tutti. Però è triste davvero, a fine ottobre, dover parlare di format di campionati, di ripescaggi, di tribunali invece che di tiri, gol, pali e parate.
Sono quattro mesi che ci becchiamo questa ‘tiri-tera’. Ma non è finita.
Appurato che la B dovrebbe restare a 19 squadre e la C a 59, e ammesso che tutti scendano in campo, le squadre ‘protestanti’ son lì pronte a chiedere i danni.
Quindi si andrà avanti all’infinito, con i tempi della giustizia italiana. Il sistema reggerà?
Promettono di sì, visto che a dicembre ci saranno, dicono, le nuove regole per iscriversi a giugno. Ma il pregresso? Nel frattempo arriveranno le prime sanzioni di questa stagione (multe e penalizzazioni) per fideiussioni ‘tarocche’ e stipendi non pagati, e la classifiche subiranno un altro scossone. In pratica, fra recuperi e provvedimenti disciplinari, le graduatorie non saranno mai definitive, non offriranno mai un quadro reale della situazione.
A questo punto la domanda è: questo campionato è regolare? Probabilmente sì, perché tutti si faranno andare bene la cosa, ma onestamente no, perché sarà palesemente falsato.
Il nuovo presidente federale è stato eletto con il 97% dei voti. Manco Castro a Cuba.
Però se si analizzano i numeri degli ultimi tre anni della serie C, balza agli occhi che sono ‘sparite’, tra fallimenti e mancate iscrizioni, 19 società (dati Sky Sport).
Di quelle rimanenti, nelle tre stagioni dal ’15-’16 al ’17-’18, corrispondenti alla presidenza Gravina, 39 società sono state penalizzate per un totale di 159 punti.
E proprio oggi sono usciti i nuovi provvedimenti ’18-’19: 11 società penalizzate nei tre gironi, per 31 punti totali. Tutto maturato con la gestione dimessa da poco.
Appare quindi evidente che il sistema non funziona e lancia segnali di profondo malessere, eppure si è insistito pervicacemente sul format a 60 squadre.
Adesso chi ha lasciato ‘questa serie C’ comanda il calcio italiano. Andrà meglio? Speriamo.
Ma intanto la prima mossa appare forse azzardata. Parlo del defenestramento di Michele Uva, già Direttore Generale FIGC. Al netto degli errori imputabili a Uva, e considerando il normale avvicendamento dei dirigenti quando arriva un nuovo capo, la domanda è: ha senso logico privarsi di un personaggio, Michele Uva, che attualmente è vice-presidente Uefa (1 dei 6 fino al 2021), nonché, sempre in ambito Uefa, presidente della Commissione Licenze, vice presidente del Comitato per le competizioni delle Nazionali, membro del Comitato Finanziario e membro del Comitato Competizioni per Club?
Uno così, forse, può ben servire il malatissimo calcio italiano che vuole guarire.