La Francia ha fatto il bis nel Mondiale di calcio. Dopo il 1998, vinto in casa, i ‘bleus’ hanno rivinto 20 anni dopo in Russia, e il ct Deschamps è il terzo della storia a laurearsi campione del mondo da giocatore e da allenatore, dopo il brasiliano Zagallo e il tedesco Beckembauer. La sorpresa Croazia è stata battuta 4-2 in finale, con grande rammarico di molti tifosi italiani, cui i cugini d’oltralpe stanno fortemente antipatici e non solo per il calcio. Antipatia peraltro amabilmente ricambiata dagli spocchiosi transalpini.
Ma questo mondiale ha mostrato molte cose, portando alcune novità. Vediamo.
La più consistente è stata l’introduzione della ‘VAR’, che in Italia si è sperimentata per tutto il campionato scorso, in tempo per essere vista dal suo più grande promotore, Aldo Biscardi, scomparso 9 mesi fa e per anni testimonial della ‘moviola in campo’.
Finalmente, verrebbe da dire, perché i risultati sono strepitosi: interventi corretti in più del 95% dei casi, margine di errore bassissimo e tante storture raddrizzate a beneficio del corretto svolgimento delle gare, con proiezione delle immagini sui grandi schermi degli stadi, cosicchè tutti vedano e si facciano un’idea. Innovazione preziosissima da introdurre in tutto il mondo e in tutte le competizioni, il prima possibile.
Altro particolare emerso sotto il profilo regolamentare, magari non notato da tutti, l’utilizzo dei recuperi: lunghissimi, ben oltre quanto siamo abituati, in tutte le situazioni, da prima dell’intervallo al 90′ fino ai due tempi supplementari. Segno che si tollerano sempre meno le perdite di tempo e, visto che il Mondiale di calcio spesso apre la strada ad innovazioni regolamentari, si va verso l’introduzione del ‘tempo effettivo’. Cioè a dire: 30′ minuti per tempo con palla in gioco. Con la palla ferma, cronometro fermo.
E il calcio sarà, finalmente, al passo coi tempi della tecnologia, dalla GLT (gol line tecnology) alla VAR (video assistant referee) al tempo effettivo.
Ma non basta, perché anche l’introduzione del 4° cambio nei supplementari è una novità importante, che tutto sommato ci voleva. Da introdurre pure nelle Coppe.
E che dire dell’organizzazione? E’ stata perfetta! Tutto è filato liscio, senza un intoppo, senza un guaio, senza episodi di cronaca da segnalare, come invece siamo spesso abituati a sentire, con movimenti di milioni di persone per un mese. Merito della Russia del criticato Putin, che ha ottenuto un notevole business di ritorno con il turismo, e della FIFA di Infantino, che ha distribuito alle varie Federazioni premi mai visti prima.
Dal punto di vista calcistico ci sono state poche novità tattiche, ma grande agonismo, grande attaccamento ala maglia, grande spirito di bandiera. Quando si gioca per la propria nazione si è un po’ meno mercenari e un po’ più eroi, disputando ogni volta la partita della vita utilizzando ogni energìa disponibile.
E’ prevalsa la fase difensiva, nel senso che sono state più le squadre attente a non prenderle che non quelle atte a proporre gioco, però la qualità dei giocatori (la Francia su tutti) ha portato anche a segnare molti gol.
Impressionante, poi, la taglia fisica dei giocatori, in continuo aumento. Sempre più alti, sempre più grossi, sempre più forti, caratteristiche richieste e sviluppate più della doti tecniche. Una squadra su tutte la Svezia, che eliminò l’Italia e che, senza grandi attaccanti e senza molte soluzioni d’attacco, è arrivata fra le prime otto.
Questo ha raccontato Russia 2018: più tecnologia, più giustizia sportiva, più organizzazione, più premi, più business, più fisicità, più atletismo.
Da lì si riparte per qualificarsi a Qatar 2022.