Nereo Omero, responsabile del Settore Giovanile dell’Alessandria Calcio, mi accoglie nel suo ufficio, nella sede dello stadio. E’ cordiale, elegante nei modi, preparatissimo e non fa pesare la sua incombente statura (m. 1,96), che nasconde un passato da cestista e portiere di calcio. Visto il ‘vuoto’ lasciato dal rinvio della gara con la Juventus U23, ne approfitto per fare una chiacchierata sul suo lavoro a 1/3 di stagione.
Lei è al 4° anno nel ruolo. Lo scorso luglio il presidente Di Masi chiese la ‘riconoscibilità’ del Settore Giovanile. A che punto siamo?
“Buono, direi. Siamo ben riconoscibili per metodo di lavoro, visione tecnica, collaborazione con altri club, sempre più intensa, dalla serie A alla serie D. Lavoriamo molto sui ‘principi di gioco’ e non sui ‘sistemi di gioco’, utilizziamo parecchio le statistiche (mostra un prospetto di ‘PANINI Digital’) che ci forniscono dati sulle partite di tutte le nostre squadre che giocano ‘a 11′. E’ una rarità, anche più in alto. Forse in serie C siamo una mosca bianca”.
Quali sono i dati che osservate di più?
“Supremazia territoriale, palle manovrate dal basso, passaggi bassi utili nella metà campo avversaria, palle giocate vicino all’area avversaria, occasioni da gol. In pratica puntiamo al comando del gioco, all’attacco. E le risposte sono sempre buone dal punto di vista numerico, la prestazione la facciamo sempre. Come in questo caso (e mostra ancora il grafico di prima): siamo stati superiori in tutto, ma abbiamo perso 2-0″.
Già. Quindi i risultati che importanza hanno?
“Molta, ma non sono la base. Nel senso che mi dà fastidio perdere, e le vittorie sono fondamentali come ‘veicolo di entusiasmo’. Ma noi lavoriamo per costruire giocatori per il calcio che c’è e per quello che immaginiamo possa diventare in prospettiva. Costruiamo l’atleta per essere pronto per la prima squadra a 18-19 anni. Poi sta agli allenatori”.
Cosa sono ‘princìpi di gioco’ e i ‘sistemi di gioco’?
“Beh, i sistemi sono i moduli utilizzati dai tecnici. I ‘princìpi’ per noi sono ‘lettura dello spazio’ e ‘riconoscere superiorità o inferiorità numerica nelle varie zone del campo’. Su questi ci basiamo per costruire il giocatore, del quale controlliamo i dati individuali di prestazione, oltre a quelli di squadra. Per migliorarli singolarmente. E poi le nostre squadre non preparano le situazioni di calci da fermo ‘a favore’, bensì la ‘strategìa’ per gli sviluppi del gioco. Lavoriamo invece sui calci da fermo ‘contro’, difendendo a uomo. Le faccio una confidenza: siamo uno dei settori giovanili che utilizza sempre ‘la difesa a 3’, per tutte le squadre. Una scelta che fanno in pochi, anche in A”.
Seguendo l’indirizzo della prima squadra?
“No. Come farei? Da quando sono qui sono passati 6 tecnici, avrei dovuto cambiare ogni volta. E’ una nostra impostazione, scelta con i collaboratori e gli allenatori e portata avanti con convinzione”. E indica la scrivania alla sua sinistra, dove lavora Corrado Buonagrazia, coordinatore tecnico del settore giovanile, di cui sottolinea l’importanza.
Quanto costa il settore giovanile? Si ripaga?
Sorride. “Questo non sono autorizzato a dirglielo. Però posso dirle che, in generale, assorbe il 10% dei costi stagionali della squadra. Quanto al ripagarsi, si va dal 50 all’80% dei costi del settore. Ma si può migliorare. In qualche caso ci è dispiaciuto cedere qualche ragazzo troppo presto, in altri è andata benissimo. Pensi che una volta ho incassato, da una cessione, 187 volte il prezzo d’acquisto!”. E strizza l’occhio.
Ultima domanda: qualche nome importante del Settore Giovanile grigio?
“Gerace, M’Hamsi e Ponzio in prima squadra, Podda e Macchioni convocati in nazionale, Robotti al Milan, Colantuono al Torino, Ozzano alla Sampdoria, Pinto all’Entella, Giubilato prestato alla Pro Sesto. Quanto a Usel, prestato al Fiorenzuola, si è infortunato, è rientrato, è stato curato. A gennaio sarà pronto per un’altra squadra”.
Stop. Il calcio giovanile è cambiato tantissimo e l’Alessandria è all’avanguardia.