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“Prima di fare l’amore siamo dei grandi ascoltatori… dopo meno”: così recitava una delle prime frasi presenti in “Prima dell’amore”, scritto e interpretato da Giorgio Gaber. Non un semplice monologo, ma una sorta di bignami delle disavventure e dei contrattempi che possono accadere nell’intimità anche ad una coppia consolidata. Uno dei momenti più critici è quello dell’attimo immediatamente precedente al rapporto sessuale, con annesse tutte le aspettative che, troppo spesso, si rivelano poi disattese, non permettendo alla fine di godere appieno dell’atto. Si va dalla mai completa accettazione del proprio corpo (con i classici complessi legati alle dimensioni, non solo per l’uomo, ma anche per la donna), alla preoccupazione di essere in sintonia con il proprio partner, all’eccessiva eccitazione (“Chi non ha mai commesso l’errore di togliersi i pantaloni prima delle scarpe? Costui non sa niente dell’amore…” chiosa l’indimenticabile Signor G), fino ad arrivare alla mancanza di concentrazione con relative distrazioni (“Oddio, non sono pronto. Eppure mi piace da impazzire […] No… non facciamo scherzi… proprio stasera. Non mi succede mai…”). Ma come nella vita e nell’arte, paradossalmente anche nel sesso può capitare che nel momento apparentemente meno propizio arrivi l’ispirazione e tutto possa finalmente diventare più semplice: così, tra “respiro e un affanno”, alla fine è proprio la parola “amore” a ricorrere “più volte, senza una ragione visibile”.

Gianmaria Zanier

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