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Un recente rapporto del Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali della Gran Bretagna ha suscitato grande scalpore, denunciando l’emergenza di microrganismi resistenti ai più comuni antibiotici, in grado di provocare infezioni pericolose per la salute, fino a causare la morte.
Gli ipotetici scenari delineati dall’ente britannico sono preoccupanti. È previsto l’aumento “considerevole” di queste sepsi nei prossimi vent’anni.
Inoltre, qualora si scatenasse un’epidemia, ben 200.000 persone subirebbero un’infezione batterica per via sanguigna, intrattabile dalle medicine esistenti, e quasi 80.000 di queste morirebbero.
Numeri simili riguarderebbero altre forme d’infezioni antibiotico-resistenti.
L’allarme di Londra non rappresenta una novità nel dibattito scientifico internazionale.
Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti ha già notificato la diffusione di un ceppo resistente del batterio intestinale “shigella sonnei”, che ha colpito 243 individui tra il maggio 2014 e lo scorso febbraio. La minaccia costituita dai super batteri è stata presa di petto dall’amministrazione di Barack Obama, che ha presentato un piano di contrasto da 1,2 miliardi di dollari.
In un mondo dove le malattie si diffondono sempre più facilmente, il problema non riguarda solo i paesi citati, ma anche tutte le altre nazioni, Italia compresa. Nel nostro paese, le autorità sanitarie se ne occupano da tempo, con l’attenzione incentrata sulle infezioni da Klebsiella pneumoniae, enterobatterio responsabile di gravi setticemie. Per capire come si comportano i super batteri, abbiamo intervistato il dottor Andrea Rocchetti, responsabile della Microbiologia dell’Ospedale di Alessandria.
Il dott. Rocchetti ha spiegato come i microrganismi intestinali sono capaci di rendersi immuni a un particolare tipo di antibiotici, i carbapenemi.
Essi ci riescono producendo degli enzimi chiamati “carbapenemasi”, che rompono l’anello beta-lattamico di questi antibiotici, così messi fuori gioco.
Nei casi più gravi, si può instaurare una seria infezione intestinale.
Le carbapenemasi si trasmettono attraverso trasposoni e plasmidi, frammenti di DNA che permettono il passaggio dell’informazione genetica in modo orizzontale e non verticale, cioè tra individui della stessa specie e non per discendenza.
Rocchetti ha affermato che vi sono ceppi di batteri sensibili a un determinato farmaco, come per es. la colistina o la tigeciclina, ma ve ne sono taluni “panresistenti”, cioè inattaccabili dai rimedi più collaudati.
Perché un batterio diventa “super”? Il responsabile della Microbiologia identifica l’origine del problema nell’uso eccessivo degli antibiotici, non solo da parte dei pazienti, ma anche negli allevamenti e nelle colture agricole intensive.
L’esposizione sproporzionata a essi rinforza le difese dei batteri, che così diventano resistenti.
La riduzione di questa pressione permette loro di tornare al normale funzionamento e al microbiota umano di riappropriarsi della propria regolarità, fondamentale per difendersi dai patogeni e assimilare sostanze salutari.

Stefano Summa

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