La ricetta dematerializzata, in vigore ad Alessandria e dintorni da diversi mesi, ha raccolto sinora consensi positivi, pur con alcune precisazioni. Il meccanismo di trasmissione immediata dei dati sulle prescrizioni dei medici generalisti al Ministero dell’Economia, per via della Regione, sta procedendo bene, anche se, come ci ha fatto notare Federico Torregiani, vicesegretario vicario della FIMMG Alessandria, la dematerializzazione ha riguardato più lo Stato che non la categoria che egli rappresenta.
Il 70% dei medici che ha aderito al progetto della ricetta dematerializzata (presto dovranno farlo tutti, obbligatoriamente) ha dovuto, infatti, cambiare diversi strumenti di lavoro, tra cui i computer, il software di lavoro e la stampante. Inoltre, s’è sobbarcato interamente il titolo di spesa della carta per i promemoria, fogli A5 da consegnare ai pazienti, che li portano in farmacia per ottenere le medicine prescritte. Il tutto ammonta a un complessivo di 1440€ lordi. L’ente centrale, invece, ha eliminato i ricettari, tagliando così questo costo. Il rimborso delle spese sostenute dai medici ha vissuto un percorso travagliato, riassumibile in un “tira e molla” di decisioni contrarie da parte di diverse amministrazioni regionali, accordi stabiliti, poi rinnegati, infine rifatti. Allo stato attuale, ha confermato Torregiani, i rimborsi non si sono ancora visti. In ogni caso, seppur leggermente più lento rispetto a quello tradizionale, il sistema funziona.
La medesima opinione è condivisa da Marcello Pittaluga, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Alessandria, aldilà di qualche difficoltà temporanea. Rispetto a Torregiani, però, egli ritiene che non sia ancora possibile abbandonare il supporto cartaceo, perché ciò richiederebbe l’adozione di una tessera con chip, al momento fuori budget per le amministrazioni pubbliche.
Stefano Summa