Qualora si sospetti che il proprio bambino nei primi tre anni di vita abbia dei comportamenti “strani”, occorre avvertire le autorità sanitarie preposte per controllare se siano sintomi di un disturbo dello spettro autistico.
La lezione è stata ormai ben appresa dai genitori, afferma il dott. Maurizio Cremonte, responsabile del reparto di Neuropsichiatria infantile all’Ospedale di Alessandria.
Egli, infatti, ha evidenziato come quasi tutti i soggetti che visita rientrino nella fascia d’età consigliata, con una buona parte di essi che oscilla tra i diciotto mesi e i due anni.
Il risultato, che ha come effetto il miglioramento nella preparazione di opportune terapie che cerchino di migliorare il quadro clinico di tanti bambini coinvolti, è stato attribuito al grande lavoro informativo compiuto dai pediatri e, in parte, dai media. Il cambiamento rispetto al recente passato, quando si vedevano bimbi di cinque o sei anni, è evidente.
La diagnosi fatta dall’esperto è di natura prettamente fenomenologica ed è incentrata a fornire un profilo del paziente, dando indicazioni su trattamenti da adottare. Essi possono essere somministrati da strutture pubbliche o private ma devono essere obbligatoriamente coordinati dall’autorità sanitaria competente nel territorio.
Stefano Summa