Palermo, dal latino Panormus, significa “tutto porto”. Palermo è il capoluogo della regione siciliana e vanta una storia millenaria, culla di civiltà lontane. Una metropoli, in cui si fondono l’antichità, l’arte e la modernità. Ieri e oggi si mescolano creando una sensazione che non scordi neanche dopo averla lasciata. La bellezza di Palermo è incantevole, difficile da capire ma impossibile da dimenticare. Palermo ha tante facce, che da secoli affascinano i turisti e i visitatori di tutto il mondo attraverso monumenti, teatri, palazzi e castelli. I viaggiatori si mettono in cammino affamati di bellezza e arte. A Palermo c’è tutto e nulla allo stesso tempo.
La città si erge ai piedi delle montagne, circondata da un mare che appare infinito, da un mare che incanta. Può vantare grandi vie principali, monumentalità dei palazzi, illuminazione notturna e una vasta tradizione culinaria. La Palermo storica è concentrata nella zona denominata Quattro canti. Di interesse notevole è la Cappella Palatina Arabo-Normanna. Si trova nel Palazzo dei Normanni, meraviglioso esempio dell’architettura bizantina e saracena. La Cattedrale invece fu fondata nel XII secolo. Presenta differenti stili. Esternamente prevale l’arte araba ed internamente presenta ricche decorazioni, splendidi affreschi e mosaici. Nei dintorni di Palermo si trova il Castello della Zisa, di ispirazione egiziana e nord-africana. Nell’interno ci sono numerose camere in stile arabo.
Da non perdere è il Teatro Massimo, fu commissionato per celebrare l’unificazione d’Italia. È il più grande edificio teatrale italiano e uno dei più vasti d’Europa.
Ho abitato a Palermo per quasi tutta la mia vita. Ne ho scoperto i difetti e i pregi. Ho imparato ad amarla, col sogno di vederla più valorizzata. A Palermo mancano solo le possibilità. Manca l’interesse di coloro che innalzano e distruggono per rancori personali o per semplice svogliatezza. Giuseppe Fava disse “Palermo è sontuosa e oscena. È la storia della Sicilia: tutte le viltà, tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le ribellioni.”
Cristina Gulì