«Grazie alla capacità e al coraggio delle nostre forze armate abbiamo eliminato Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi» in questo modo un comunicato della Casa Bianca riferisce il successo di una missione militare americana. L’operazione, portata avanti dalle forze speciali, è avvenuta giovedì scorso a Idlib, città a Nord ovest della Siria. Il leader del sedicente stato islamico è stato eliminato. La temuta organizzazione terroristica resta, per la seconda volta in tre anni, senza un capo.

Il raid americano e l’esplosione del palazzo.

 

Era ad Idlib, infatti, che, al-Qurayshi, successore del sedicente califfo Al-bagdadi ucciso nel raid americano del 2019, aveva trovato rifugio insieme alla moglie e ai suoi due figli. La città, ritenuta una delle ultime roccaforti dello stato islamico nella regione, si trova a nord ovest del paese al confine con la Turchia, la quale più volte è stata accusata di mantenere ambigui atteggiamenti e sospette relazioni nei confronti di tali gruppi terroristici. L’operazione ha coinvolto circa una ventina di uomini, scortati da elicotteri d’assalto, droni armati Reaper e caccia bombardieri. La decisione di Biden, che ha seguito in diretta l’operazione (durata all’incirca due ore), insieme alla vicepresidente Kamala Harris e alla squadra di sicurezza nazionale, è stata quella di optare per un raid delle forze armate invece di un attacco aereo. Un rischio alto, quello assunto dal presidente, motivato dal tentativo di «proteggere la popolazione civile» e reperire quanti più informazioni possibile in seguito ai possibili arresti: «volevamo proteggere il nostro popolo e i nostri alleati e rendere il mondo più sicuro» afferma il presidente.

Le cose però, purtroppo, non sono andate come previsto. Secondo gli attivisti della Syria Civil Defence, infatti, 13 persone sono rimaste uccise, fra cui donne e minori. La colpa dell’imprevisto numero di morti, confermati anche dal Pentagono, è da imputare all’ultimo atto di vigliaccheria del sedicente leader. Difatti, Al Qurayshi, resosi conto di essere stato messo con le spalle al muro e prossimo alla cattura, avrebbe deciso di far esplodere l’abitazione nel quale si era rifugiato, condannando a morte moglie, figli ed altri innocenti, fra cui un altro minore non ben identificato. «Mentre le azioni codarde di Haji Abdullah, noto anche come al-Qurayshi, e di un piccolo numero di suoi seguaci hanno provocato la tragica morte di almeno tre civili innocenti, gli sforzi delle nostre forze sono riusciti a proteggere più di 10 donne, bambini e neonati» fa sapere il portavoce americano del Pentagono John Kirby, ritenendo l’eliminazione di al-Qurayshi «un duro colpo» per il sedicente stato islamico. «Questo non è qualcosa che crediamo l’Isis sarà in grado di superare molto rapidamente e facilmente» sintetizza Kirby, ricordando che il gruppo terroristico è ancora lontano dall’essere eliminato per sempre; resta, quindi, il lavoro dell’intelligence americana ancora della massima importanza: «Voglio ricordare che sono ancora una minaccia e nessuno ha fatto un giro d’onore qui».

L’immagine del successo

Ad ogni modo, per quanto l’Isis resti ancora una grande sfida nella lotta alla sicurezza mondiale, l’amministrazione Biden ha subito cercato di vantare mediaticamente l’azione come successo decisivo nella lotta al terrorismo. Un piccolo riscatto per l’amministrazione Biden, iniziata con il disastro mediatico dell’Afghanistan. Subito il segretario di stato Blinken ha definito l’azione «una vittoria significativa nella lotta globale per smantellare l’Isis».

«Vi verremo a prendere in ogni parte del mondo, – ha ricordato il presidente Biden rivolgendosi agli stessi terroristi – ovunque vi nascondiate. Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi era una grande minaccia per il mondo e le forze militari americane l’hanno rimossa con successo».

 

Daniele De Camillis

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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