Si è concluso il “referendum” di annessione alla Russia svoltosi nelle contese regioni ucraine del Lugansk, Donetsk e Kherson e oggi con tanto di celebrazione viene annunciata l’annessione ufficiale. La scontata vittoria del sì è stata annunciata nella notte del 27 dalle autorità della regione, occupata militarmente da Mosca. Un plebiscito condizionato, svoltosi sotto un clima di terrore, con la minaccia delle armi e degli arresti dove i risultati non potevano che essere schiaccianti. 98%, 94% e 87% sono le maggioranze bulgare riscontrate rispettivamente nelle tre regioni.
Risultato che di certo non ha stupito gli osservatori internazionali, completamente disillusi che tale votazione potesse manifestare una sincera volontà democratica. Il rischio, ora, è che la legittimazione concessa da tale falso referendum permetta alla Russia di agire coattivamente ai danni della popolazione ucraine lì residenti, deportando i più riottosi e reclutando tra le fila del proprio esercito gli altri.
La comunità internazionale, la Russia è sola
La risposta delle Nazioni Unite non si è fatta attendere. Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, la segretaria generale per gli Affari politici, Rosemary Di Carlo, ha ribadito che «le Nazioni Unite restano completamente impegnati per la sovranità, l’unità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, all’interno delle sue frontiere internazionalmente riconosciute». Alla conferenza presente telematicamente anche il presidente ucraino Zelensky che ha definito «criminale le azioni del Cremlino» ricordando che tale referendum «non cambierà nulla per l’Ucraina». «Riconosciamo la Carta delle Nazioni Unite, riconosciamo i principi di base della convivenza dei popoli e continueremo ad agire per proteggere la vita normale in Ucraina, in Europa e nel mondo» ha ribadito il presidente Zelensky. Accanto all’Ucraina, questa volta, si schiera la quasi totalità della comunità internazionale, compresa Pechino, di solito vicina a Mosca, ma questa volta incapace di riconoscere la legittimità delle pretese russe. «La posizione della Cina rimane coerente: sovranità e integrità territoriale di ogni Paese devono essere rispettate, i principi della Carta Onu devono essere rispettati» ha affermato Zhang Jun, ambasciatore cinese all’Onu, aggiungendo che «il confronto tra blocchi e le sanzioni porteranno solo ad una strada senza uscita».
La tensione cresce, la guerra incombe
Intanto la guerra prosegue e la mossa di Mosca contribuisce ad alzare il pericolo di un’escalation del già sanguinoso conflitto. L’impiego di armi tattiche nucleari è un’opzione che il Cremlino sembra sempre più intenzionato a valutare, secondo le dichiarazioni dell’ex presidente Medvedev. I livelli di tensione, con i paesi del blocco occidentale, hanno ormai raggiunto livelli altissimi e il rischio di un confronto diretto non può che essere preso in considerazione. In caso di attacco nucleare su Kiev fa sapere il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau, «La risposta della Nato sarà devastante». «Una risposta – dice Rau – in maniera convenzionale, quindi non usando un’arma nucleare, ma comunque devastante».
Gli Stati uniti hanno invitato i propri cittadini a lasciare subito la Russia e lo stesso hanno fatto anche i governi di Bulgaria e Polonia, temendo che la Federazione russa possa decidere di chiudere i propri confini in modo ermetico nel tentativo di frenare l’emorragia demografica in corso, seguita all’annuncio di Putin sulla mobilitazione parziale dell’esercito.
Il generale inverno e la debolezza europea
Se Mosca sembra isolata sul panorama internazionale, torna al suo fianco il suo più fidato alleato, il generale Inverno, sul quale Putin sembra contare molto, che, data la grave crisi energetica europea, e le misteriose fughe di gas subite in questi giorni dai condotti Nord stream 1 e 2 – per i quali il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, ha parlato di possibile sabotaggio – sembra pronto a colpire duramente i nemici della madrepatria russa. Ai cittadini europei, dopo quelli ucraini, il prezzo di una guerra non voluta, ma nemmeno evitata.
Daniele De Camillis