Un forte terremoto ha colpito il nord dell’arcipelago delle filippine. Una scossa dal valore di 7.1 della scala Richter ha sconvolto lo sorso 27 mattina la provincia di Abra, a nord dell’isola di Luzon. Per ora sono 5 i morti registrati e superiore ai 150 il numero dei feriti, molto ingenti i danni agli edifici e alle varie infrastrutture. 15 le città colpite mentre strade e ponti, alcune delle quali già in grave condizioni, sono ad oggi impraticabile, rendendo sempre più difficile il lavoro dei soccorritori. La scossa, a cui hanno fatto seguito circa 800 repliche, di cui 24 percepite dalla popolazione, è stata registrata anche nella capitale Manila, malgrado 355km di distanza. La popolazione, pur non nuova a fenomeni sismici, si è riversata per le strade, abbandonando le proprie residenze in preda al panico e alla paura. Scene di questo genere hanno caratterizzato tutte le città colpite dal terremoto, compresa la capitale. «Il terreno ha remato come se fosse su un’altalena» ha riportato un funzionario di Lagagilang, vicino alla zona d’epicentro. Questo, collocato ad una ventina di km di profondità, è stato rilevato nella zona montagnosa della Cordillera, vicino Tayum.
Tra i feriti, ben più della metà sono stati registrati nella provincia di Abra, dove le scosse di assestamento sono continuate per tutto il giorno seguente, intervallate ogni 15 minuti. L’assenza di elettricità e la conseguente mancanza di collegamento telefonico ha ovviamente reso più difficile i trasporti e i soccorsi, mentre l’ospedale provinciale ha dovuto costringere i suoi pazienti ad un evacuazione forzata, dato il crollo di una parte dell’edificio.
La cintura di fuoco, la potenza del sisma.
La potenza della scossa, i cui danni infrastrutturali si sono manifestati anche nella stessa capitale, ha provocato il crollo parziale di un’antica torre nel sito di Bantay, vicino Vigan City, distante ben 400 km da Manila. L’edificio storico, costruito nel 1500 dai primi coloni spagnoli, era stato trasformato in campanile nel 1800.
Una zona, quella dove si colloca l’arcipelago filippino, di certo non nuova agli sconvolgimenti tellurici. “L’anello di fuoco del Pacifico” – o più brevemente “cintura di fuoco” – è il nome dato dai geologi a quell’area del Pacifico, estesa per circa 40 000km, caratterizzata da un intesa attività sismica e vulcanica. Si calcola che circa il 90 % dei terremoti mondiali avvenga all’interna di questa fascia, abitata, tra l’altro, da numerosi archi insulari, come Filippine, Giappone, Indonesia, Nuova Zelanda e Polinesia.
La paura per i bambini e gli sforzi dell’Unicef
Forte la preoccupazione dell’Unicef per la situazione dei bambini le cui famiglie sono state colpite dal terremoto. L’organizzazione sta valutando i bisogni immediati delle comunità colpite e si è detta pronta a sostenere con il proprio contributo la risposta emergenziale del governo. «In ogni emergenza, – fanno sapere i partner locali dell’organizzazione internazionale – i bambini sono tra i più vulnerabili la nostra priorità è assicurare che le loro vite siano salvate e protette».
Daniele De Camillis