La Nigeria, lo stato più popoloso dell’africa, è sotto attacco. Ad invaderla, questa volta, non sono le truppe militari di qualche esagitato signore della guerra, né le fanatiche milizie di sedicenti gruppi religiosi, ma la drammatica potenza della natura, manifestata sotto forma di violenti precipitazioni. Oltre 200.000 le abitazioni distrutte dalla dirompente forza delle acque che, ingrossando i fiumi ed allagando interi terreni ha costretto all’evacuazione oltre 1 milione e 300.000 persone. Solo nell’ultima settimana 20 persone hanno perso la vita a causa delle piogge incessanti, mentre secondo le stime del National Emergency Management Agency (Nema), a partire dall’inizio della scorsa estate – giugno 2022 – il numero dei morti salirebbe oltre i 600. È l’anno peggiore dagli ultimi dieci, in grado di superare anche il tragico 2012 quando, sempre a causa delle piogge, 363 furono i morti e più di 2 milioni gli sfollati.
Alluvioni e inondazioni. Emergenza climatica ed umanitaria.
33 sui 36 stati del paese sono in emergenza climatica. Maggiormente colpiti sono gli stati costieri di Anamba, Delta, Cross River, Rivers e Baylesa. La ministra della Gestione delle Emergenze, Sadiya Umar Farouq, ha definito «enorme» il disastro in corso, mentre le autorità giudicano la situazione del tutto «fuori controllo», lamentando la grave mancanza di risorse necessarie per affrontare la crisi in corso. I governatori locali sono stati invitati a far evacuare gli abitanti delle zone più a rischio ma, nonostante i vari avvertimenti sull’incremento delle precipitazioni, le piogge stagionali si sono dimostrate un duro nemico da combattere soprattutto data l’impreparazione delle forze adibite alla gestione delle emergenze. C’è preoccupazione anche per l’approvvigionamento di cibo e carburante, a causa della distruzione di vari ettari di coltivazioni, completamente inondati. Il grave stato delle già precarie infrastrutture, (strade, ponti canali, ecc…), impensierisce le autorità chiamate a rispondere anche della scarsità di risorse alimentari. L’alto numero di sfollati e la difficoltà nel gestire l’evacuazione proietta, inoltre, il terribile spettro della diffusione di malattie, data la difficoltà di garantire standard per le minime condizioni igieniche e sanitarie. La situazione, purtroppo, è destinata a peggiorare, dato il perdurare delle piogge intense previste fino alla fine di novembre in varie aree del paese, soprattutto nel Sud.
Il prezzo della Natura, il conto salato
«Gli effetti dei cambiamenti climatici – si legge in un recente rapporto dell’Ufficio Onu per gli affari umanitari nell’Africa Occidentale – si manifestano con un aumento significativo delle temperature e della siccità, ma anche con inondazioni distruttive». La colpa, ancora una volta, del disastro naturale non può che essere imputata a chi da anni con tracotante avidità, ha deciso di trasformare la natura, da Madre a svilente prostituta, svendendola per i più biechi interessi. Dopo anni – circa due secoli dalla seconda rivoluzione industriale – di sprechi, vita consumistica e capitalistica, smania di possesso, il consumo delle risorse naturali e il cieco disinteresse verso le condizioni di salute del nostro pianeta, quello in cui viviamo, sta presentando l’amaro conto. Peccato che, ancora una volta, a pagare per primi il prezzo non sono coloro che hanno stipulato il contratto, ma quelli che da esso vengono vessati: i più poveri, gli ultimi.
Daniele De Camillis