Pochi termini vengono sistematicamente abusati, e spesso violentati, come il campo lessicale che gravita intorno alla parola Medioevo. Medievale, medievalistico, medievaleggiante rappresentano generalmente l’armamentario terminologico degli opinionisti di turno che, sulle pagine dei giornali o nelle interviste, smaniano nel far sapere la propria opinione commentando i fatti d’attualità con quella sagace ignoranza che generalmente caratterizza il dibattito pubblico. L’abbinamento è presto detto, medioevo uguale “epoca buia”. A nulla valgono gli sforzi degli storici e dei divulgatori che cercano di scardinare questa falsa immagine ormai incancrenitasi nella mente dell’uomo comune. Ma da dove ha origine tale stereotipo?
Il Medioevo non è medievale
Partiamo dal dire che il termine Medioevo di certo non è di origine medievale. Come i maya e gli aztechi non si autodefinivano “pre-colombiani”, né i romani o i greci identificavano il proprio pensiero come “classico”, così gli uomini medievali non erano di certo coscienti di vivere nel Medioevo. Tale termine è infatti di origine rinascimentale, ovvero nel momento in cui la consapevolezza di un cambiamento di valori e cultura fece guardare al passato definendo quell’epoca diversa rispetto a quella presente. Medio – evo, ovvero “età di mezzo”, il termine stesso sta ad indicare quella presa di coscienza di una separazione temporale fra il presente in cui si vive, per gli uomini rinascimentali, e il passato perduto, visto con desiderio e adorazione nei confronti del mondo classico e dei suoi valori. L’”evo” (epoca) che separa gli umanisti dai classici è dunque un’età di mezzo, percepita come degradazione dei valori antichi e della classicità che nel rinascimento, appunto, provano ad essere recuperati.
Ma se l’identificazione dell’epoca presente si è basata sulla differenza rispetto a quella passata, va da sé che inevitabilmente tale epoca, deve essere rappresentata, indipendentemente dalla verità, come un’epoca brutta e terribile, o quantomeno peggiore della presente, al fine di far esaltare i valori di oggi rispetto a quelli di ieri. Ecco, da tale ragionamento – per nulla inclusivo anche se non medievale – nasce l’immaginario comune dei “secoli bui”, iniziati con la caduta dell’Impero romano d’occidente, 476 d.C., e conclusasi arbitrariamente, almeno per la storiografia ufficiale, nel 1492, anno della scoperta dell’America e inizio della modernità. Circa mille anni separano l’inizio delle invasioni barbariche dai comuni del Trecento, un periodo vastissimo e ovviamente assai diverso al suo interno – la stessa distanza che separa noi nel 2022 dagli abitanti del 1022 – che però nell’interesse dell’immaginario comune viene appiattito e mistificato nella facile immagine di un’epoca in degrado. A nulla valgono gli avanzamenti tecnologici, scientifici culturali, artistici, come ad esempio l’invenzione degli occhiali, del mulino a vento, dei portolani (carta nautica fondamentale per la navigazione), dell’orologio meccanico, delle tecniche agricole, della nascita delle università, dell’urbanizzazione e civilizzazione di aree non toccate dallo sviluppo della cultura romana, come la Germania, l’Irlanda e il nord Europa, della cultura poetica, stilistica, artistica, dei trovadori, della poetica siciliana, del dolce stilnovo, di Dante, Giotto, Cimabue, Sant’Ildegarda e di tantissimi altre innovazioni, autori e riflessioni che hanno contribuito a determinare in profondità la bellezza della cultura umana, occidentale e mondiale.
Dall’Illuminismo all’epoca contemporanea. Un Medioevo plurale.
Nel corso dei secoli, da allora, l’immaginario medievale si è andato ad arricchire di nuove caratteristiche. Se per l’Illuminismo il medioevo diventa origine storica dei mali del mondo, l’assolutismo, l’oscurantismo religioso, il fanatismo, i privilegi nobiliari, la caccia alle streghe ecc… per il Romanticismo, in contrasto con il movimento precedente, l’epoca medievale viene riconsiderata alla luce di un immaginario fantastico – fiabesco che ancora oggi accompagna il nostro bagaglio di fantasie medievaleggianti e l’immagine che, libri, saghe e soprattutto cinema e tv, dall’epopea tolkieniana del Signore degli anelli alla saga di Games of Thrones hanno costruito nell’immaginario comune. Una immagine, insomma, quella del medioevo, plurale, non sempre negativa, ma dinamica, attivamente usata per gli scopi più diversi.
Dall’immaginario ecologista – naturalistico, nella riscoperta della vita rurale, campestre e bucolica alle critiche sociali e culturali, che impongono ingiustamente al Medioevo il marchio di un’epoca di insensato fanatismo e assenza di progresso scientifico – tecnico, nulla di più falso, all’esperienza francescana, rivalutata come modello di pace, tolleranza e dialogo, il Medioevo non viene lasciato in pace, tirato qua e là nella verve delle discussioni attuali, dimostrando in pieno il grave deficit di coscienza storica di cui la nostra epoca sembra così gravemente afflitta.
Conoscere e capire, uno sguardo medievale.
Ma se la vox populi risulta così lontana dalla vox dei, a noi tutti, a partire dal singolo, il difficile compito di far allontanare quella comune tendenza ad ergere la propria incompetenza a vessillo della propria comprensione, trasformando invece il dono dell’ignoranza nel motore di una sana consapevolezza e desiderio di reale conoscenza. Nella capacità di saper coniugare l’importanza del valore simbolico, culturale e spirituale con il progresso della sapienza pragmatica, tecnica e materiale, per nulla assente, vi è tutto lo spessore e la profondità dall’epoca medievale che, inserita nel suo tempo, ha, per chi ha la capacità di vedere e la speranza di non appassire nelle ardite dimensione disumanizzanti dell’epoca contemporanea, il valore di un sapere da recuperare e non l’immagine di un origine da condannare. Come ha detto Franco Cardini, famoso storico medievista italiano: «Dire “roba da medioevo”, più che un’offesa è una dichiarazione di analfabetismo».
Daniele De Camillis