Luca Perrero: tre fasi di riabilitazione dei pazienti con disabilità neurologica
Il Direttore della Struttura spiega la precocità, i laboratori e la dimissione
“Ci occupiamo di riabilitazione ad elevata specializzazione relativa a due diverse patologie, ovvero danni al midollo spinale che comportano paraplegia o tetraplegia ed esiti di coma”. Sono queste le principali attività della Struttura di Neuroriabilitazione dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, diretta da Luca Perrero.
Si tratta di pazienti che presentano disabilità neurologica ad alta intensità e quindi necessitano di un’estrema precocità di intervento riabilitativo. Ecco perché il lavoro della Struttura inizia già al Presidio Civile nei reparti per acuti, come la Terapia Intensiva, la Neurochirurgia e la Neurologia dove i professionisti valutano i pazienti e iniziano la riabilitazione: “Tale precocità di intervento – spiega il Dr. Perrero – permette di contrastare i danni secondari e terziari, ma anche di iniziare il progetto riabilitativo volto al recupero del danno neurologico specifico”.
Il cuore del progetto riabilitativo però è rappresentato dal reparto di Neuroriabilitazione al Borsalino dove il medico, l’infermiere, il fisioterapista, il logopedista, lo psicologo e altri consulenti lavorano in maniera sinergica e interdisciplinare. “Il progetto riabilitativo inizia già nelle stanze di degenza – prosegue – con la riabilitazione per il recupero delle attività della vita quotidiana, come lavarsi, vestirsi e alimentarsi, per poi proseguire più classicamente nelle palestre e nella piscina, per poi concludersi nei laboratori di terapia occupazionale”. I laboratori sono numerosi e suddividi in base alle problematiche dei pazienti e alle capacità che occorre riabilitare. In particolare per i pazienti cognitivamente integri i laboratori sono volti a migliorare le performance motorie con attività orientate a compiti specifici che consentono di ritornare ad una vita attiva il più possibile simile a quella precedente: si tratta quindi di gesti quotidiani che vengono stimolati grazie all’ortoterapia, cucino terapia, sport terapia e laboratorio del suono, tutte attività che integrano le azioni motorie con l’impegno cognitivo. Per quanto riguarda invece i pazienti con esiti di coma il primo approccio riabilitativo avviene all’interno del laboratorio neurosensoriale, dove vengono stimolati i cinque sensi nel tentativo di recuperare la ripresa spontanea della coscienza della persona. Nel momento in cui si riscontra un miglioramento dell’apparato sensoriale, il paziente può accedere al laboratorio neurocognitivo e proseguire il suo percorso di riabilitazione.
Ovviamente tutte le attività sono finalizzate al “ritorno alla vita”, ovvero alla dimissione e quindi al rientro a casa. “È un momento molto delicato – ricorda Luca Perrero – perché da una parte rappresenta il coronamento di un percorso e quindi porta grande felicità ai pazienti, ma fa sorgere anche grandi timori e preoccupazioni. Noi cerchiamo di rendere questo passaggio meno drastico grazie alla presenza di una casa di pre-dimissione: a circa un mese dalla conclusione del ricovero, il paziente vi accede insieme a un caregiver per qualche giorno al fine di riabituarsi alla quotidianità in un ambiente più familiare rispetto al reparto ma comunque protetto e “sorvegliato” dal team di riabilitazione”. Questo periodo di prova consente di valutare le attività ormai consolidate dal paziente e dalla famiglia e quelle invece su cui bisogna ancora lavorare, integrando il recupero delle attività più fragili e consolidando quelle già espresse con sicurezza. Per i pazienti in via di dimissione è inoltre possibile avere dei permessi domiciliari terapeutici grazie ai quali accedono realmente al loro domicilio per alcuni giorni e poi rientrano ancora in reparto per un breve periodo.