Tecnologia, innovazione dei materiali, ricerca per una paziente inoperabile con le tecniche tradizionali
Una valvola di nuova concezione e una tecnica innovativa, e mai sperimentata finora ad Alessandria, hanno ridato una aspettativa di vita, che sembrava del tutto compromessa, a una donna di 81 anni, che chiamiamo con il nome di Eva.
La paziente, con una insufficienza mitralica severa e sottoposta in passato a chemio e radioterapia, era inoperabile con le tecniche tradizionali. Arrivata all’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ (abita fuori provincia) per una visita in cardiochirurgia, è stata attentamente valutata dall’equipe guidata da Andrea Audo ed è stato deciso di tentare un intervento che oggi è praticato solo in altri sei centri specializzati in Italia (nessuno nel nord ovest).
«Mi sono trovato di fronte a una persona che dimostra dieci anni in meno, una donna con un potenziale di vita però gravemente compromessa dalla patologia cardiaca. Dopo una serie di esami, abbiamo deciso di tentare una nuova strada, grazie a una valvola innovativa» racconta Audo. L’intervento (effettuato dallo stesso Audo con i cardiochirurghi Corrado Cavozza e Riccardo Gherli, Giulia Maj, cardio-anestesista, Joel Gabrio Secco, emodinamista, affiancati da infermieri e assistenti) è durato tre ore ed è andato bene, la donna ha trascorso senza problemi le quarantotto ore successive e dopo qualche giorno era già pronta per le dimissioni. Quello eseguito, a cuore pulsante, dalla Cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera di Alessandria è un intervento in cui si mescolano tecnologia, innovazione dei materiali, ricerca e che è stato certificato dall’azienda produttrice. «Questa tecnica – aggiunge il direttore della struttura – consente di intervenire su pazienti anziani, fragili, inoperabili».
Per arrivare all’applicazione della valvola sono stati necessari oltre tre mesi di lavoro preparatorio, ripetute prove utilizzando modelli in 3D, sincronizzazione di ogni movimento perché per il corretto inserimento nella valvola nativa deve avvenire con precise manovre eseguite da tre cardiochirurghi. La protesi utilizzata è una valvola bioprotesica con una struttura in nitinolo e un cuscinetto apicale che si apre come un fiore e si fissa all’interno della valvola nativa del paziente. È stata inserita attraverso una incisione di circa quattro centimetri e il margine di azione superiore e inferiore per il corretto posizionamento nel cuore non era superiore al millimetro e mezzo. La valvola permette di intervenire su pazienti estremamente critici e soprattutto, non operabili in modo tradizionale.
La Cardiochirurgia di Alessandria adesso è un centro riconosciuto anche per questa applicazione è può gestire ogni genere di casistica. Non a caso è già in programma un secondo intervento su un paziente, anch’esso proveniente da fuori provincia, e per il quale è previsto un periodo di preparazione di un paio di settimane. «Siamo soddisfatti perché – dicono Audo, Cavozza e Gherli – Alessandria ha ottenuto un altro riconoscimento e l’ospedale si posiziona a livello nazionale come centro di riferimento per questa specialità».