Ore 09:00 di una calda mattinata di giugno. Non è l’afa a fermare le persone che, ammassate in coda agli sportelli del Gardella, attendono frementi il proprio turno per sottoporsi ai prelievi per gli esami del sangue. Che si tratti di fredde giornate invernali, o afosi mattini estivi, la coda infinita è lì, pronta a cedere qualche fialetta di sangue, quasi fosse diventato un passatempo, ormai.
Lì, tra spintoni, gomitate ed il caldo persistente degli ultimi giorni, c’è anche una giovane donna incinta che, accompagnata da un’altra donna e due bambini piccoli, ha appena effettuato il prelievo e si reca verso la porta d’uscita. Giunta sull’uscio, però, le forze iniziano a mancarle. Il caldo, le persone, i bambini e l’amica, ciò che la circonda diventa un futile dettaglio di questa realtà. Tutto si fa nero ed inizia a svanirle la terra sotto ai piedi. È questione di un attimo, anche lei fatica ad accorgersene. Cerca un sostegno per non cadere, qualcosa a cui aggrapparsi, un punto fermo che la sorregga. Appoggia la testa contro al ventre della giovane donna che è in sua compagnia, la quale, dovendo accudire anche i bambini, si trova in difficoltà e non sa come soccorrere l’amica.
Le persone passano loro accanto ignorandole. Uomini, donne, giovani ed anziani. Nessuno sembra rendersi conto della difficoltà, del bisogno di soccorso, ma tutti sembrano concentrati su un unico obiettivo: uscire il prima possibile da quel luogo. Così, mentre la donna incinta è in procinto di svenire, gli altri le passano accanto, quasi fosse invisibile. Lei, l’amica ed i bambini. Una signora, però, in mezzo a tutta l’indifferenza, si accorge della difficoltà e giunge in loro soccorso, facendo sdraiare la giovane donna incinta ed aiutandola a sollevare le gambe. Nonostante la necessità di soccorso sia ora più evidente, le persone che entrano ed escono dalla porta non le notano. Quando, finalmente, le richieste d’aiuto vengono ascoltate, la giovane donna incinta è soccorsa dal personale competente.
Non è stata di certo colpa del caldo, delle persone o dell’orario. Non vi sono scuse che giustifichino l’indifferenza, talvolta inconsapevole, di cui sovente ci macchiamo. La frenesia delle giornate, i problemi del quotidiano, la scuola, il lavoro. Tutto ci rende inconsapevolmente ciechi. Inconsapevolmente indifferenti.
Inconsapevolmente invisibili.