L’Azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo è depositaria di un importate patrimonio architettonico storico imputabile ai Gardella e il prossimo il 23 novembre è prevista una iniziativa dedicata a questo argomento al Poliambulatorio stesso, che si trasforma per un giorno in sede dell’evento.
Con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti di Alessandria, il supporto della delegazione FAI di Alessandria, dell’Istituto Storico per la Resistenza e la Società Contemporanea e dell’Istituto Volta, l’Azienda Ospedaliera ha promosso una iniziativa che a partire dalle 10.00 vedrà la partecipazione dell’architetto Jacopo Gardella, (già intervenuto a marzo in occasione dell’evento dedicato al Borsalino), Annalisa Dameri architetto del Politecnico Torino, Claudio Pesce architetto dell’Azienda Ospedaliera (che ha seguito la ristrutturazione del Sanatorio Borsalino e del Dispensario negli anni 90), Elena Franco autrice della mostra Hospitalia e Raphael Debruyn, direttore Museo dell’Ospedale di Notre Dame à la Rose di Lessines (BE).
Esiste un “percorso gardelliano” tra le strutture sanitarie della città di Alessandria, legate tra loro dalla figura di Teresio Borsalino: il contesto è l’inizio 900, con un fermento che vide lavori di rinnovamento, sia della città che delle strutture sanitarie, numerose donate e realizzate su mandato di Teresio, figlio di Giuseppe Borsalino, molte delle quali progettate da Gardella. Nel 1939 viene inaugurato il Dispensario antibubercolare di via Gasparolo, opera che viene considerata tra le più importanti testimonianze dell’avanguardia razionalista, realizzato da Gardella tra il 1936 e il 1938 come presidio di prevenzione antitubercolosi. L’edificio, destinato a prestazioni ambulatoriali e diagnostiche, informazioni, terapie ed eventuali brevi ricoveri, venne progettato come un organismo rigorosamente funzionale ma che potesse al tempo stesso presentare un’immagine di accoglienza con ambienti luminosi e ampi spazi interni.
L’obiettivo della giornata sarà quello di “accendere una luce” su questa importantissima opera insieme alla rete costituita da FAI, ITIS, Isral e Azienda Ospedaliera, per dare avvio a percorsi gardelliani e valorizzare gli edifici legati a malattie e cura e la ricca produzione di Ignazio Gardella, ciascuno nel rispetto delle proprie competenze specifiche. Tale azione si inserisce all’interno delle iniziative del Centro Studi sulle Medical Humanities nato in collaborazione tra l’Infrastruttura Ricerca Formazione e Innovazione diretta da Antonio Maconi e l’Università del Piemonte Orientale e teso a favorire – tra le altre cose – percorsi di umanizzazione e accoglienza anche attraverso una migliore fruizione dei luoghi della cura.
Si ricorda, inoltre, che proprio grazie al FAI, è stato possibile riaprire la Chiesa di Gardella collocata al Sanatorio Borsalino, chiusa da oltre cinquant’anni.