Cardiochirurgia: l’umanità e l’eccellenza di Andrea Audo

Il chirurgo è un essere superiore, con le sue mani “aggiusta” il nostro corpo e Andrea Audo, Direttore Responsabile della Cardiochirurgia dell’ospedale di Alessandria, è un grande chirurgo, la sua fama è risaputa ma forse non tutti conoscono la sua semplicità ed umanità.

L’innovazione è la caratteristica del suo reparto e numerosi sono gli interventi e le tecniche sperimentate per primi con successo, rendendo il reparto, per davvero, un’eccellenza sanitaria.

Cosa la spinge verso la sfida dell’innovazione?

“Siamo dei sarti, vestiamo su ogni paziente il miglior vestito che possiamo, intendiamo la cardiochirurgia non soltanto come protocollo ma ogni volta a seconda del caso cerchiamo di capire e di attuare la migliore risposta d’intervento per la patologia del paziente. Tutto ciò è possibile grazie al lavoro di tutta l’equipe e  alla lungimiranza e al supporto della parte amministrativa dell’ospedale, le scelte innovative sono costose  ma non abbiamo mai ricevuto un rifiuto”.

La cardiochirurgia tradizionale invece?

“Cerchiamo di essere meno invasivi possibili; le innovazioni le utilizziamo quando il paziente per patologia, fragilità, quadro clinico potrebbe rischiare con l’intervento tradizionale, ma la routine resta quella classica. Sono stati fatti grandi passi avanti, lavoriamo a stretto contatto con il reparto di emodinamica, per esempio, soltanto il 10% degli infartuati arriva nella sala operatoria, il 90% viene risolto dall’angioplastica che ha allungato la sua durata e migliorato la precisione. Eseguiamo una media di 600 interventi l’anno, specialmente aneurismi e sostituzioni valvolari senza contare gli interventi di cardiochirurgia strutturale che non contiamo neanche più”.

Qual è il peggior nemico del cuore?

“Il fumo, dalla mia esperienza, posso dirlo con certezza”.

Quando si deve incominciare a fare prevenzione?

“Non c’è una data precisa, la prevenzione inizia con lo stile di vita, inizia a tavola, sarebbe bene avere l’abitudine di controllarsi con una visita cardiologica e sarà poi lo specialista a decidere quando e cosa fare.”

Covid e cardiochirurgia, la pandemia ha influito?

“Non ci siamo fermati, abbiamo riprogrammato il programmabile ma abbiamo assicurato tutte le emergenze. Il Covid ci ha investiti direttamente, se nel 2019 abbiamo avuto 12 endocarditi, nel 2020 ne abbiamo contate 40 e nel 2021, mancano ancora 3 mesi alla fine dell’anno, ne abbiamo trattate già 41. Gli infettivologi dovrebbero studiare e cercare di trovare il nesso tra il virus e questa patologia. Personalmente penso possa trattarsi di un’origine batterica dovuta al dosaggio massivo di antibiotici durante la cura”.

Perché ha fatto il cardiochirurgo?

“Ho vissuto nella mia famiglia il peso della patologia cardiaca e da ragazzo ho deciso che volevo aiutare e salvare gli altri; ho fatto bene perché ogni mattina mi sveglio con la voglia di lavorare e di salvare vite, non ricordo tutti quelli che ho operato ma ricordo uno per uno tutti quei pazienti (pochi) che ho perso, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”.

Fausta Dal Monte

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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