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B.I.C. Brevi incontri casuali, è l’ultimo romanzo della scrittrice, regista e videoartista Elfriede Gaeng, romana d’adozione, che ha realizzato anche numerose sceneggiature per il cinema e la fiction televisiva, oltre a documentari per Rai 3.
L’autrice racconta, utilizzando un punto di vista narrativo inedito e originale (l’intreccio di storie del libro viene, infatti, filtrato dalla “voce” di un oggetto apparentemente banale e di largo consumo, un accendino BIC), lo spaesamento, il senso di confusione e di precarietà che costituiscono la cifra distintiva di un’intera generazione, quella dei quarantenni.
Smarriti, alla continua ricerca di un successo illusorio, di un benessere emotivo e sentimentale di superficie, i personaggi che popolano le pagine di B.I.C. Brevi incontri casuali non fanno che rincorrere una felicità che si fa sempre più lontana, sino a capovolgersi in tragedia.
Ne abbiamo parlato con la Gaeng.

D. Com’è nato lo spunto narrativo per questa storia?

R. E’ difficile esprimere il processo creativo, semplicemente certe situazioni ti suscitano un’idea, uno stimolo, la necessità di incontrare dei personaggi e renderli vivi.

D. I personaggi di questo racconto corale esprimono, tranne qualche eccezione, la crisi individuale e sociale di un’intera generazione, quella dei quarantenni. Mi vengono in mente, sul piano cinematografico, film come L’ultimo bacio o il recente Perfetti sconosciuti

R. Quella della generazione dei quarantenni è una crisi profondissima. La loro è una vita di superficie, priva di un’affettività autentica: in amicizia come nell’amore non c’è più alcun desiderio di costruzione. Forse sono cresciuti con troppe libertà, ma senza punti di riferimento e valori morali, che la generazione precedente non ha saputo trasmettergli. Anche la televisione e, soprattutto, la pubblicità hanno rappresentato, per loro, dei modelli sbagliati. Nanni, uno dei protagonisti del mio romanzo, è un esponente emblematico di questa generazione: un eterno Peter Pan, incapace di crescere, agli occhi del quale la moglie e il figlio diventano dei semplici oggetti.
Ci sono, per fortuna, anche personaggi positivi, come Francesco e Olivia. Ma la vera speranza sta nei giovani, negli adolescenti, che coltivano ancora sogni e aspettative.

D. Che ruolo ha nel tuo romanzo l’accendino BIC, a cui tu riservi in alcuni passaggi il ruolo di voce narrante?

R. L’accendino racconta ciò che vede, lo descrive e lo commenta, ma senza dare giudizi morali. Ha la funzione dell’antico coro della tragedia greca. Il senso del mio libro si trova nel prologo, in cui è il Caso a parlare. E’ la casualità che ci fa incontrare alcune persone piuttosto che altre, ma la scelta finale spetta sempre a noi. E’ proprio l’accendino BIC a ricordarcelo: è un oggetto, e non può scegliere, come invece fanno gli esseri umani. La sua sola possibilità è quella di illuminare per un breve attimo i loro visi nella notte.
Elfriede Gaeng, B.I.C. Brevi incontri casuali, Carabba, 2016, 157 pp., euro 18

Barbara Rossi

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