Il Maestro, orgoglio della città, è apprezzato ed amato nel resto del mondo
“A me interessa la musica non i rumori, i suoni scoordinati”
Mentre parla gli studiamo le mani e cerchiamo di capire dove sia la differenza con le nostre, perchè, le sue dieci dita sono capaci di correre sulla tastiera di un pianoforte creando la magia di suoni perfetti per tecnica ed interpretazione. Parliamo con il Maestro Giorgio Vercillo – titolare della cattedra di Pianoforte Principale al Conservatorio Vivaldi di Alessandria – della sua brillante carriera iniziata a soli sei anni quando la mamma soprano intravvide nel figlio precoci qualità musicali. “Ho imparato a leggere, scrivere e suonare tutto allo stesso tempo – ci racconta. – La musica era di famiglia grazie anche al nonno fisarmonicista”. A tredici anni Giorgio capisce che il suo destino è quello di dedicarsi al pianoforte e allora si iscrive al Conservatorio. “A sedici anni – continua il Maestro – tenni il mio primo concerto mentre le scuole mi chiamavano già per fare supplenza”. L’insegnamento è stato l’altro risvolto di questa folgorante carriera. Infatti nel 1977, a soli 23 anni, vince la cattedra al Conservatorio di Cosenza e dopo un anno torna ad Alessandria iniziando una doppia carriera che lo ha arricchito come musicista e come uomo. “Con quarant’anni di carriera il prossimo anno e 56 diplomi realizzati – continua – sono soddisfatto del mio percorso nell’ambito dell’insegnamento”. I concerti, che si intensificano d’estate, sono la naturale realizzazione di una straordinaria sensibilità interpretativa. Il Maestro piemontese ha ottenuto riconoscimenti di altissimo livello in molti Paesi e nel 2007 ha vinto il Premio internazionale di Parigi. Amato tanto in Italia quanto all’estero, in particolare in Brasile dice: “La crisi ha contagiato anche il nostro settore e perciò bisogna accontentarsi e riuscire a superare il momento, magari puntando all’estero”. Il consiglio è rivolto a tutti coloro che vogliono avvicinarsi al suo mondo con velleità musicali. “Innanzitutto bisogna avere il talento”. Che, come diceva Edison, è solo l’un per cento. “Poi – aggiunge – bisogna essere veramente motivati e studiare anche otto o nove ore al giorno per preparare esami o concorsi”. Ancora oggi Vercillo si esercita quotidianamente oltre ad assolvere agli impegni scolastici e famigliari, essendo sposato e padre di due figli ormai adulti. A tal proposito aggiunge: “Se si decide di percorrere questa strada, consiglio il trasferimento all’estero sia per perfezionarsi che per trovare maggiori sbocchi lavorativi. Purtroppo – continua – molti aspiranti musicisti si perdono dopo le medie e solo una piccola percentuale prosegue. Lo studio di uno strumento è forse sottovalutato e molti dilettanti vengono schiacciati dalla mole di lavoro”. Ciò detto resta invariato l’interesse dei giovani verso il pianoforte ma è aumentato quello per gli strumenti a fiato e ad arco. Tra gli strumenti più gettonati c’è sempre un evergreen come le percussioni. “A me interessa tutta la musica – commenta – non i rumori, i suoni scoordinati, le grattate sulle chitarre. Musica è armonia e, quindi, ben venga anche quella moderna con la quale mi sono confrontato sperimentando la contaminazione dei generi”. A dimostrazione della sua grande versatilità Giorgio Vercillo ha fondato un gruppo ed ha inciso album di musica “alternativa” dove il moderno non può prescindere dal classico. Colpisce, di questo artista, la modestia e l’umiltà. Incanta con le sue interpretazioni di Listz, Chopin, Schumann, un repertorio tipicamente romantico che lui ha approfondito con studi, concerti ed incisioni ma non limitandosi solo a questo. Le collaborazioni, nel corso dei decenni non si contano, sia con musicisti italiani che stranieri. I primi arrangiamenti di Roberto Benigni furono affidati a lui. In attesa di festeggiare i suoi primi quarant’anni di successi (“magari con un concerto al Vaticano”) il Maestro ha un’agenda ricca di appuntamenti. Vercillo dà lustro alla sua città natale: “Alessandria la ama?” gli chiediamo. “Beh mi vuole bene – sorride – amore è una “parolona”, nella musica come nella vita”.
Sagida Syed