Bene. Anzi benissimo. Mai come quest’anno. Applausi fragorosi, lodi a non finire, nessun errore, solo un paio di ‘suggerimenti’. Ma davvero solo 2, e per uno spettacolo da 2 ore e 20 minuti è davvero men che fisiologico. Un Teatro Alessandrino con la platea quasi piena (300 persone) ha fatto da cornice ai corsisti aspiranti attori che sono andati ad imparare, da novembre a maggio, l’arte della recitazione.
Era il 10° anno del corso e non poteva che ‘fare il botto’. Livello altissimo, per gente che nella vita fa tutt’altro, o almeno lo ha fatto finora. Perché i più piccoli qualche voglia ce l’hanno, di continuare. Di provarci, quanto meno.
Dunque il saggio finale è andato benissimo. L’apprendimento degli aspiranti attori è migliorato molto, trascinato dalle materie proposte dal maestro Bagliani che, da par suo, ha alzato l’asticella delle materie di studio, lanciando ognuno di loro in 25 monologhi d’autore, tutti eseguiti benissimo, così come le divertenti scenette.
Dice tutto il commento finale di Bagliani: “Sono felice. È andata bene, oltre le aspettative. Una grande soddisfazione”. Bravo. Ha ottenuto un grande risultato, puntando sull’essenza del teatro: la recitazione.
Perché quello si è visto: nessuna scenografia, solo il palco, il sipario, le quinte, lo sfondo nero, due sgabelli e un tavolino dipinti a mano da Isabella. E qualche luce. Poi solo attori, con i loro costumi, la loro fantasia, la loro inventiva, il loro studio. E il pubblico, caloroso nell’applaudire ogni protagonista. Qualcuno magari un po’ di più. Ma ci sta.