Oggi è il gran giorno per la canonizzazione di Papa Paolo VI, il Pontefice che, tra le mille altre cose che ha fatto, ha avuto anche il merito di tenere a battesimo il Movimento Cristiano Lavoratori, come lucidamente e con un po’ di commozione ricorda il Presidente nazionale Carlo Costalli.
Possiamo mettere però qualcosa di alessandrino nel percorso di vita di Paolo VI? Direi di sì e, guarda caso, questo percorso di convergenze riguarda proprio i primi anni di vita della nostra città, cioè quel tempo di 850 anni fa, che proprio in quest’anno stiamo ricordando e celebrando. Ma Paolo VI è un Pontefice del Novecento, con una visione profetica della realtà e che ha proposto, nelle sue encicliche, all’umanità intera ragionamenti che ancora oggi l’uomo deve tenere presenti e realizzare pienamente. Lo dico facendo riferimento al discrimine fra valori relativi e ai valori non negoziabili o ancora ai problemi dei giovani e dell’ambiente, all’ascolto continuo della società che cambia.
E la connessione con la storia di Alessandria? Andiamo per ordine, avendo da poco messo a punto le ultime pagine di un libro sulla vita quotidiana al tempo della fondazione della città, in cui, insieme a Teseo Sassi, per il Museo etnografico della Gambarina, scopriamo questa minima curiosità, che però ci collega idealmente con l’evento che oggi si tiene in Vaticano. Andiamo per ordine.
Chi è il primo podestà di Alessandria? E soprattutto cosa deve saper fare? Per incominciare deve essere un forestiero, esperto, di norma, nell’amministrazione della collettività. Deve sapere di leggi, conoscere lo statuto del Comune, le consuetudini scritte della città, ma anche essere uomo d’armi, quindi un nobile cavaliere, visto che deve far rispettare le norme e la forza è sempre una buona ragione da porre in essere contro i più recalcitranti. Se poi vogliamo fare l’identikit del podestà, potremmo dire che se fosse un buon oratore ciò non guasterebbe. Quindi cavaliere, giurista, letterato o poeta. Non poco per l’epoca. In più non deve esercitare il suo mandato per un lungo periodo. Gli Statuti di Alessandria riportano una durata di sei mesi. Viene regolarmente salariato; il pagamento del suo stipendio avviene con cadenza bimestrale.
Come primo podestà di Alessandria nata da pochissimi anni, il Ghilini cita “Rodolfo”, senza specificare altro, anzi, inserisce alcuni puntini di sospensione al posto del cognome o della casata o del luogo d’origine, anche se indica l’anno: 1173. Altri studiosi individuano con esattezza Rodolfo di Concesio, che precisano essere presente ancora nel 1176 – quindi ben al di là dei sei mesi canonici – a Piacenza. Rappresenta Alessandria nel momento in cui le città della Lega tentano di riorganizzarsi, essendo svanite le possibilità di sancire la pace con il Barbarossa.
Rodolfo è una gloria del Comune di Concesio, attuale territorio della provincia di Brescia. Nella frazione omonima del Comune gli è dedicata una via, su cui affaccia il palazzo dei Conti di Lodrone, acquistato nel 1863 dai Montini. Palazzo in cui il 26 settembre 1897 nasce Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, che divenne poi Pontefice e scelse il nome di Paolo VI.
Ecco dunque svelato il collegamento tra il tempo della città e il tempo eterno di un Santo, legato idealmente, fin dalla sua nascita, al destino di Alessandria…
Piercarlo Fabbio