In sala in questi giorni di inizio ottobre due grandi film, diversi per genere, trame e impostazione visiva, ma ugualmente meritevoli di una visione (entrambi sono stati premiati in due prestigiosi festival internazionali).
La vita invisibile di Eurídice Gusmão del regista brasiliano Karim Aïnouz (vincitore della sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes 2019), ispirato al romanzo di Martha Batalha Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione, è la storia drammatica, appassionata, lirica e commovente del rapporto contrastato fra due sorelle, Eurídice (Carol Duarte) e Guida (Julia Stockler), nella Rio de Janeiro dei primi anni Cinquanta. Dai caratteri opposti (spregiudicata Guida, che non a caso decide di abbandonare la casa paterna, inseguendo un sogno di libertà, più remissiva Eurídice) ma legatissime l’una all’altra, le due ragazze finiranno per rincorrersi, con alterni risultati, per tutta la vita, mentre intorno a loro la Storia incide profonde trasformazioni nel tessuto sociale. Un film sul femminile e sulla lotta – condotta con modalità differenti – di due giovani donne per far risuonare la propria voce; elegante, sensuale, densa sia a livello narrativo che figurativo, La vita invisibile di Eurídice Gusmão è un gioiello prezioso, con delle splendide interpreti.
Nessun dubbio per Joker di Todd Phillips (noto per la trilogia di Una notte da leoni, 2009-2013, e Trafficanti, 2016), Leone d’Oro come miglior film alla 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia: è un film stra-ordinario, che si nutre principalmente della grandiosa interpretazione di un Joaquin Phoenixin stato di grazia, senz’altro meritevole dell’Oscar 2020, dopo le tre nominations disattese per Il gladiatore, 2000, Quando l’amore brucia l’anima, 2005 e The Master, 2012). A metà strada fra un cinecomic e una pellicola d’autore, ispirato, nella sceneggiatura di Phillips e Scott Silver, a The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland (1988, tra le migliori graphic novel sulla figura dell’antagonista di Batman), Joker rievoca – attraverso l’ambientazione in una Gotham City caotica, sopraffatta dalla spazzatura e dalla violenza privata e collettiva – la New York di inizio anni Ottanta, con evidenti riferimenti ai film di Martin Scorsese, da Taxi Driver e Toro scatenato a Re per una notte, girati tra il 1976 e il 1983: De Niro qui ritorna, quasi per rinverdire il collegamento con quei vecchi ruoli, nei panni di Murray Franklin, il celebre presentatore televisivo a cui Arthur Fleck/Joker vorrebbe assomigliare. Espressione tristissima e deviata di una società priva di valori e di scrupoli morali, vittima sin dall’infanzia di ripetuti abusi fisici e psicologici, il clown psicopatico Joker mostra in questo antefatto delle vicende che porteranno allo scontro con Batman (l’Eroe buono, qui ancora bambino) l’inaccettabile durezza dell’umanità repressa e calpestata nei suoi diritti primari. Fortissimo e di grande impatto emotivo il messaggio di impegno sociale e civile del film, reso evidente nella sua tragicità dalla risata dolorosa e straziante che caratterizza Joker: impossibile dimenticarsene.
Barbara Rossi