Il giorno dell’Epifania ci propone, cinematograficamente parlando, due film “leggeri” e divertenti, per un intrattenimento lieve ma non scontato. Ricordiamo, però, accanto al genere “picaresco” e alla commedia brillante francese, anche un docu-film di particolare pregnanza e interesse storico, in programmazione al Cinema-Teatro Macalle’ di Castelceriolo (Alessandria): si tratta di Santiago-Italia di Nanni Moretti, importante ritorno al cinema del regista-attore, che dopo l’approfondimento di tematiche più intimiste e personali, sceglie di raccontare una storia sconosciuta ai più, cioè il lavoro incessante compiuto dall’ambasciata italiana a Santiago del Cile subito dopo il colpo di stato che decretò l’instaurazione del regime di Pinochet, per porre in salvo centinaia di oppositori al regime e riportarli in Italia. Il film, presentato come film di chiusura della scorsa edizione del TFF, asciutto e incisivo, si avvale della raccolta di testimonanze dirette di chi visse quell’esperienza – raccolte dallo stesso Moretti – e di materiali d’archivio. Una cronaca efficace e potente dal punto di vista emozionale, assolutamente da non perdere.
Terzo film dell’attore-regista francese Gilles Lellouche (Gli infedeli), 7 uomini a mollo ci racconta invece le vicissitudini esistenziali di un gruppo improvvisato di allievi nuotatori di mezza età (tra cui spiccano Bertrand, Laurent, Marcus, Simon e Thierry), riuniti più per fatalità che per scelta dall’allenatrice Delphine (Virginie Efira) – sportiva di professione e in crisi per faccende private proprio come i suoi protetti – in un team destinato ad affrontare una gara di nuoto sincronizzato in Norvegia. Lellouche, anche grazie a uno straordinario e affiatato cast di attori (il meglio della cinematografia d’Oltralpe, da Guillaume Canet a Mathieu Amalric, da Benoît Poelvoorde a Philippe Katerine a Jean-Hugues Anglade) restituisce sullo schermo il senso profondo di un’umanità dolente e azzoppata dalla vita, splendida proprio in quanto imperfetta e limitata. Il film, nonostante qualche vuoti di sceneggiatura, è un piccolo gioiello di riflessione agro-dolce, malinconica, gioiosa sullo scorrere del tempo, sull’amicizia e la solidarietà che, in qualunque condizione ci si trovi, sostengono e aiutano a vivere. “I miei protagonisti – spiega Lellouche – sono uomini fragili, marginali, complessanti, sottovalorizzati, sono il contrario del macho, ma hanno una bellissima storia di solidarieta maschile e umana da raccontare”.
Con Moschettieri del re – La penultima missione Giovanni Veronesi (Che ne sarà di noi, Manuale d’amore) rielabora sullo schermo i celebri romanzi di cappa e spada di Alexandre Dumas, I tre moschettieri e Vent’anni dopo, dando vita a uno spettacolo gradevole e godibile, in una sorta di monicelliana Armata Brancoleone ambientata alla metà del XVII secolo, che ci fa ritrovare i celeberrimi personaggi protagonisti delle letture infantili di più di una generazione travolti dalla vecchiaia incipiente, ma niente affatto domi e pronti a rituffarsi in nuove, improbabili avventure non appena la regina Anna d’Austria (Margherita Buy) glielo domanda. Molto bravi Favino, Papaleo, Mastandrea e Rubini (rispettivamente D’Artagnan, Athos, Porthos, Aramis), con la loro gigioneggiante recitazione e lo sfoggio delle loro maccheronesche parlate, supportati nei dialoghi e nei tempi comici dalla brillante sceneggiatura di Nicola Baldoni. Unici nei: qualche scivolone di troppo nella costruzione delle situazioni narrative e un finale un po’ troppo “sentimentale”. Buoni i costrumi e le scenografie.
Felice Epifania da chi scrive.
Barbara Rossi