Sia la programmazione alessandrina che quella dello storico Macalle’ di Castelceriolo mettono nel dovuto risalto, in questo fine settimana di inizio estate, Toglimi un dubbio, l’ultimo film della regista francese Carine Tardieau (La Tête de maman, Du vent dans mes mollets).
La storia inizia con Erwan Gourmelon (François Damiens, fisico e recitazione alla Depardieau, uno dei migliori attori europei degli ultimi anni), tranquillo sminatore bretone, lavoro (pericoloso) e vita (ordinaria) in riva al mare, una figlia diciottenne, Juliette (Alice de Lencquesaing). La vita, però, si sa che scompiglia le carte e, all’improvviso, per una mera casualità, Erwan scoprirà che l’uomo che ha sempre creduto suo padre non è il suo genitore biologico, che Juliette attende un bambino (e intende crescerlo da sola). Da qui per Erwan avrà inizio un’avventura straordinaria e rocambolesca, inaspettata e dall’esito incerto verso le origini, la ricerca del tempo perduto, il riappropriarsi di identità e storia. Senza trascurare l’incontro sorprendente con Anna (Cécile de France), figlia del suo padre naturale…
Tardieau ci regala una commedia deliziosa, sempre in bilico tra leggerezza e dramma, giocosità e impegno, divertissement e riflessione sensibile su maternità, paternità, trasformazioni sociali, ruoli genitoriali e figliali, amicizia e amore. Un film intelligente, sospeso tra magia dei sentimenti e delle relazioni umane, tenerezza e qualche punta di amaro, che racconta la crisi e il ribaltamento dei ruoli tra maschile e femminile degli ultimi decenni, ma come un acquerello impressionista, senza voler a tutti i costi forzare soluzioni o identificare cauese e responsabilità. Ottimo l’intero cast di attori, compresi Guy Marchand e André Wilms, rispettivamente il padre putativo e quello naturale di Erwan.
Afferma la regista: “Nei miei primi film avevo molto parlato delle mamme, avevo voglia di parlare dei padri, perché a titolo personale mi sono riconciliato con mio padre, non perché fossi arrabbiata con lui, ma perché con il tempo ho imparato a conoscere l’uomo che c’era dietro. Poi un giorno un mio amico di cinquant’anni mi ha raccontato di aver scoperto che suo padre non era in realtà tale e ha iniziato una caccia al padre biologico. Mi sono ispirata a questa storia, ma ho sempre bisogno di mettere della leggerezza nelle mie storie, in modo che il fondo possa essere anche serio, profondo, sempre però vicino al sentito dei personaggi. Anche se è un film pieno di alti e bassi o qui pro quo, non dovevano essere gratuiti e penso che quando si hanno bene in testa e si amano molto i propri personaggi, la storia viene poi molto naturale e ci si può anche concedere della commedia, se si è onesti con quello che c’è nella testa dei personaggi”.
Barbara Rossi