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Il fine settimana pasquale si apre al cinema con una divertente, anche se – in certi tratti – piuttosto prevedibile commedia: Lasciati andare di Francesco Amato (Ma che ci faccio qui!Cosimo e Nicole) racconta la storia, tra il serio e il faceto, di Elia Venezia (Toni Servillo), psicoanalista e ipnologo, pigro, amante dei piaceri della buona tavola, pingue e avaro. Anche il rapporto con la quasi ex moglie Giovanna (Carla Signoris) viene portato avanti stancamente da Elia: il risveglio avviene quando, a causa dell’obesità, gli viene prescritto un po’ di sano esercizio fisico. Ad allenarlo come personal trainer arriverà la spagnola Claudia (Veronica Echegui), giovane, dinamica e dal carattere fumantino. Ne nascerà una strana coppia molto briosa e affiatata, attraverso la quale Elia avrà l’occasione di ritrovare grinta, energia e curiosità nei confronti delle sorprese (non sempre negative) che la vita regala. Entro una struttura narrativa efficace ma abbastanza stereotipata, anche a livello di dialoghi e situazioni comiche, l’ottimo cast di attori, capitanato da un Toni Servillo sempre al massimo delle sue possibilità, si sforza di elevare il livello (medio) del film,  riuscendovi soltanto in certi luminosi momenti.

Al Cinema Macalle’ di Castelceriolo è in proiezione nel weekend di Pasqua Personal Shopper di Olivier Assayas, con protagonista Kristen Stewart, candidato per la Palma d’oro a Cannes 2016 e vincitore del premio per la migliore regia. Maureen (la Stewart) è una sicura e competente personal shopper (sempre pronta a soddisfare le esigenze d’immagine e i capricci della star per cui lavora, Kyra/Nora von Waldstatten) in crisi in seguito alla morte del fratello, per una disfunzione cardiaca congenita che grava come una spada di Damocle anche sulla sua vita. Maureen è anche una medium, che ricerca ostinatamente un contatto nell’aldià con il fratello scomparso, per venire a patti con la sua assenza. Alla fine il tanto desiderato contatto sembra materializzarsi, ma la vera identità della presenza fantasmatica rimane minacciosamente oscura. Assayas analizza il tema del rapporto tra ciò che fa parte del nostro universo sensoriale e dell’unheimlich, il perturbante freudiano, ciò che di inaspettato o sconosciuto fa irruzione all’improvviso nel nostro quotidiano. L’analisi va a scavare nel profondo, come è tipico del cinema del regista, di situazioni, contesti, persone, reti di relazioni, stabilendo connessioni reticolari tra il dentro e il fuori, il qui e l’altrove, in una società digitale e multimediale dove i sentimenti, le paure e le emozioni corrono entro confini digitali e impersonali.

Con Mal di pietre la regista Nicole Garcia (Place Vendome, Tre destini, un amore) narra – dal romanzo di Milena Agus – la vicenda di Gabrielle (Marion Cotilalrd), ambientata negli Anni Cinquanta, in un minuscolo paese del sud della Francia. La giovane Gabrielle ha un temperamento passionale e irruento. Costretta dalla famiglia a sposare il mite e gentile José (Alex Brendemùhl ), che per vivere fa il contadino, Gabrielle vive una vita apparentemente tranquilla. Quando, per un problema di calcoli ai reni, la ragazza viene ricoverata in una clinica in montagna, la sua vita prende, sorprendentemente, una piega diversa: l’incontro con André Sauvage (Louis Garrel) ufficiale, combattente in Indocina, le cambierà pensieri e sentimenti, ponendola di fronte a un bivio. Il film coglie, anche attraverso l’interpretazione delicata ma vibrante della Cotillard, i gesti minimi e le emozioni che sono espressione e fondamento di una personalità femminile sfaccettata e complessa, attraversata da un potente desiderio di autonomia cui, all’epoca, non è ancora possibile dar voce e corpo. Intorno, memorie di guerra, belligeranze esterne e interiori, il complicato mondo dei sentimenti e delle passioni, reso con intelligenza e attenzione, senza mai scadere nella banalità del mélo.

Barbara Rossi

 


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