Il terzo weekend d’agosto, in attesa delle pellicole che verranno presentate nel corso dell’imminente Mostra del Cinema di Venezia, propone un action-movie tratto dalla graphic novel di un fumettista italiano e un thriller, anch’esso di derivazione fumettistica, con protagonista Charlize Theron.
Monolith di Ivan Silvestrini (su soggetto del fumettista Roberto Recchioni) racconta la storia di Sandra (Katrina Bowden), ex diva del pop a riposo, totalmente dedita alle gioie familiari, con figlio di due anni al seguito. Il plot viene costruito intorno all’imprevisto (la lite con un’amica e il conseguente sospetto di un possibile tradimento da parte del marito, ancora assiduo frequentatore del mondo dorato e fasullo che Sandra si è lasciata alle spalle. Da qui la decisione di raggiungere il consorte eventualmente fedifrago, insieme al figlio, a bordo di un’auto ipertecnologica e dotata di ogni comfort: non bastevole, però, ad arginare l’ansia di esserne rimasta chiusa fuori, completamente sola sotto il sole del deserto, in seguito all’investimento di un cervo. Monolith mette in scena emozioni ed istinti primari, anzitutto quello di sopravvivenza, poi quello materno: nella lotta, quasi un corpo a corpo non esclusivamente simbolico tra essere umano e macchina, si ravvisano echi, piuttosto vaghi, purtroppo, di un piccolo gioiello come lo spielberghiano Duel (1971). Il frutto del lavoro di sceneggiatura e trasposizione filmica lascia a desiderare: Sandra, nelle sue reazioni a un pericolo estremo, è un personaggio poco convincente, alcuni dialoghi e situazioni risultano sfilacciati e poco credibili. Si poteva, evidentemente, fare di meglio, elevando il livello del film dalla classe del b-movie di buon impianto ad una narrativamente superiore. Un’occasione perduta.
Con Atomica bionda David Leitch, stuntman, attore, produttore e regista, cerca di emulare una spy-story degna di questo nome e della migliore tradizione di genere ribaltandone uno degli assunti principali, cioè il protagonista-antieroe, solitamente di sesso maschile. Come appare chiaro sin dal titolo, infatti, qui l’agente segreto in perfetto stile 007 è una super-donna, Lorraine Broughton (una Charlize Theron già ampiamente avvezza ai ruoli maschili, vedi, tra il 2015 e il 2017, Mad Max: Fury Road e Fast & Furious 8), agente dell’MI6 al servizio di Sua Maestà. Il racconto viene raccontato retrospettivamente, attraverso una serie di flashback della stessa Lorraine, in un 1989 già entrato a far parte della Storia come dell’immaginario collettivo per quel crollo del Muro di Berlino che tanto ha rappresentato per i destini mondiali. La Broughton, bellezza mozzafiato dotata di strumenti offensivi ipertecnologici quanto di sovrumana glacialità, rende conto al suo superiore della missione che le è stata affidata nella Berlino anteriore alla riunificazione – consistente nel recupero di una scottante lista di agenti segreti in azione – con l’obiettivo di sventare lo scoppio della terza guerra mondiale. Atomica bionda, tratta dalla graphic novel del 2012 “The Coldest City”, di Antony Johnston e Sam Hart, è una pellicola di buona fattura, appetibile a un pubblico genericamente appassionato e frequentatore delle ultime divagazioni sul tema. La resa spettacolare, la costruzione scenica sono più che accettabili, il ritmo serrato. Eppure pare mancare qualcosa: forse l’atmosfera, il graffio e l’incisività tipici dei primissimi film con protagonista James Bond. Ma questa è un’altra storia.
Barbara Rossi