Con La Torre Nera, una fra le ormai scarse proposte cinematografiche del weekend prima di Ferragosto, Nikolaj Arcel omaggia i settant’anni del genio visionario Stephen King, sintetizzando in un mosaico purtroppo non composito gli otto romanzi della sua celebre saga fantasy. Jake Chambers (Tom Taylor) giovane newyorkese come tanti altri, continua ad essere visitato, la notte, da terribili incubi, i cui protagonisti sono un uomo nero particolarmente malvagio, un pistolero senza macchia e senza paura e una torre nera che viene immancabilmente attaccata. Consapevole del collegamento sinistro tra gli attacchi alla torre e i misteriosi terremoti da cui è colpita New York, Jake fugge dalla clinica dove il padre lo ha fatto ricoverare, seguendo il filo rosso dei disegni ispirati dai suoi incubi, sino a trovare l’ingresso di un mondo parallelo. Tra scontati effetti di computer graphic, un montaggio piuttosto rozzo, colpi di scena banali, dialoghi mal costruiti e un finale affrettato, La Torre Nera delude gli innumerevoli fan dell’epopea kinghiana, di cui vorrebbe rappresentare l’epilogo. Il tema è quello dell’eterna lotta tra Bene e Male, declinato con uno schematismo e un ribaltamento di forme rispetto all’assunto letterario di base, che neppure l’ottimo Matthew McConaughey (nei panni del mellifluo e perfido stregone Walter Padick), insieme al controeroe Roland Deschain del superdivo Idris Elba riescono a migliorare.
Quarto episodio ispirato alla serie letteraria (il nono libro, in particolare) creata da Jeff Kinney, Diario di una schiappa – Portatemi a casa!, per la regia di David Bowers, buon artigiano alle dipendenze della spielberghiana DreamWorks e qui alla sua terza prova con le avventure della famiglia Hefley, è una commedia dal ritmo veloce, chiassosa, che introduce a un divertissement a tratti sin troppo “facile”, fatto di gag tardo-adolescenziali e sguaiatezze varie. Le radici dei romanzi della serie e del plot, oltretutto, affondano in prove letterarie e cinematografiche non recenti (pensiamo alle varie “puntate” di Mamma, ho perso l’aereo, dal 1990 in poi). Eppure, dal momento che fortunatamente l’autoironia, come un’intelligente riflessione sul profondo gap generazionale e mediatico che separa non solo da oggi genitori e figli, non difettano in questa pellicola possiamo concludere che Diario di una schiappa – Portatemi a casa! rappresenta un’impresa ben riuscita. Greg (Jason Drucker) è oramai diventato, grazie alle sue tragicomiche disavventure, una star della rete: tuttavia, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Sua madre Susan (Alicia Silverstone) ha organizzato un viaggio con l’intera famiglia, per festeggiare i novant’anni della bisnonna: prima di raggiungere quest’obiettivo si renderà necessario mettere a riposo qualsiasi forma di dispositivo digitale, cui l’intera famiglia non sa rinunciare. Ne nasceranno equivoci e situazioni al limite del paradosso. Da segnalare, nel cast, Charlie Wright nel ruolo di Rodrick, fratello maggiore di Greg e metallaro convinto, oltre alla new entry Tom Everett Scott nei panni del padre Frank. Convincente, in ultima analisi, il ritratto di un’America contemporanea spiazzata e spiazzante, smarrita e in fuga da se stessa, dove l’ipertecnologismo cela l’irrimediabile naufragio del Grande Sogno.
Barbara Rossi