L’estate, anche cinematografica, volge oramai al giro di boa agostano, con scarsi titoli e riproposte di film appartenenti alla stagione ormai conclusa, in attesa delle uscite autunnali.
Savva, di Maksim Fadeev, pellicola d’animazione di origine russa, narra la storia di in bambino di dieci anni che abita insieme alla mamma in un villaggio sperduto nella foresta.Un tempo la comunità era difesa dai mitici lupi bianchi, che sono scomparsi nel nulla all’improvviso: senza il loro aiuto le iene iniziano a prendere di mira con ferocia abitanti e raccolti. Savva riesce a incontrare Angee, l’ultimo lupo bianco sopravvissuto, e insieme partono alla ricerca di un mago che vive isolato su di una montagna impervia e altissima, l’unico che ha facoltà di porre in salvo il villaggio. Sulla strada verso la salvezza incontreranno pericolosi antagonisti, come le scimmie urlatrici, ma anche aiutanti magici, come nelle migliori fiabe proppiane: Fafl, Nandy e Puffy, creature dolci ed eccentriche. La pellicola è molto ben costruita, avvincente e suggestiva a livello visivo, a parte alcuni tratti fumettistici alquanto prevedibili. Si tratta di un buon prodotto dell’animazione di matrice europea, molto caratterizzato, adatto non solo ad un pubblico bambino, forse con un finale un po’ troppo esile per la complessità della trama.
Con Paterson, in questi giorni in proiezione al Cinema Teatro Macalle’ di Castelceriolo, Jim Jarmusch immerge lo spettatore nel mondo poetico di un semplice autista di autobus del New Jersey (Adam Diver-Paterson), sposato con Laura (Golshifteh Farahani): un uomo come tanti, dalle abitudini semplici – bere una birra al pub, portare a spasso il cane – ma ricco di spirito e sensibilità. Il film sta tutto qui, eppure non si riduce di certo solo a questo assunto. Jarmusch costruisce un intimo, riflessivo, a tratti bizzarro, speculare poema filosofico tra parola e immagine, arte e vita, doppi, specchi, riflessi, realtà e visioni. Un film sussurrato, piano, contemplativo, che suggerisce verità interiori e sguardi sul mondo filtrati attraverso l’occhio e l’animo di una persona comune, ma dalla ricettività stra-ordinaria.
Barbara Rossi