Libere, disobbedienti, innamorate, in programmazione al Cinema Teatro Macalle’ di Castelceriolo, apre le proposte cinematografiche di questo fine settimana con le storie intrecciate di tre ragazze palestinesi, Leila (Mouna Hawa), Salma (Sana Jammelieh) e Noor (Shaden Kanboura), che dividono un appartamento a Tel Aviv, lottando ogni giorno contro pregiudizi e discriminazioni, sessuali, ideologiche e religiose. Premiata all’ Haifa International Film Festival, l’opera prima di Maysaloun Hamoud (il cui titolo originale, In Between, rimanda alla situazione di provvisorietà vissuta dalla giovane generazione degli arabo-israeliani, divisi tra mondi diversi e apparentemente inconciliabili, tra passato e futuro) racconta con realismo e franchezza gli sforzi, le lotte, le contraddizioni di una società araba in via di trasformazione, dove – come spesso accade – sono le donne a fare le spese maggiori del lentissimo processo verso libertà ed emancipazione.
Il nuovo lavoro di Terrence Malick, Song To Song, ripropone, tramite il consueto stile narrativo a incastri del regista, una storia consueta e molto rappresentativa della sua cinematografia: una complicata intersezione di vite, volti, destini, sullo sfondo di una caotica Austin artistica e musicale. Un cast di attori e divi di tutto rispetto ci trasporta dentro i destini incrociati di BV (Ryan Gosling), cantautore, e di Faye (Rooney Mara): i due si incontrano nel corso di una festa nella villa di Cook (Michael Fassbender), facoltoso produttore, con il quale la ragazza porta avanti una relazione traballante. Si stabilisce un triangolo piuttosto ambiguo, fatto di segreti e silenzi, reso ancora più oscuro nel momento in cui Cook incontra e sposa una cameriera, Rhonda (Natalie Portman). Viaggiando ancora una volta (in direzione casa, questa volta, Austin è la città dove Malick vive) dentro le profondità del cuore umano, esplorandole, il regista ritorna su temi a lui cari: il senso del tempo e dello spazio, la ricerca di un significato da attribuire all’esistenza, il valore dei rapporti umani, dolorosi e bellissimi. Film leggermente incompiuto, saturo, pregnante, ma che continua a girare (a vuoto) su se stesso, come i più recenti lavori malickiani (vedi To the Wonder e Knight of Cups).
Tutto quello che vuoi è il diario di un incontro “impossibile”, quello tra Alessandro (l’esordiente Andrea Carpenzano), giovanissimo romano di Trastevere, dagli scarsi interessi e dai modi irruenti, e Giorgio (uno straordinario Giuliano Montaldo), poeta ottantacinquenne di grande cultura. La conoscenza tra i due è resa possibile dal lavoro di accompagnatore che Alessandro, in cerca di lavoro, accetta di svolgere per Giorgio; col passare del tempo l’anziano poeta, affetto da Alzheimer, riesce a riportare a galla dalle nebbie della sua memoria ricordi di un passato misterioso, attraente agli occhi di un ragazzo smarrito in un vuoto esistenziale e affettivo. Il regista Francesco Bruni (noto anche come sceneggiatore di Virzì e Calopresti) affronta con delicatezza ed eleganza un tema fondamentale, quello della memoria come valore primario, come risorsa irrinunciabile per una vita che sia degna di essere vissuta: un baluardo, un avamposto salvifico soprattutto per le giovani generazioni, immerse in una società “liquida” sempre più portata alla rimozione e all’oblio.
Barbara Rossi