Giovedì 7 luglio 2022 alle ore 16.00 riapre al pubblico il Museo di Santa Croce, situato nel complesso monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo e si presenta con un allestimento profondamente rinnovato.

La chiesa e il convento domenicano di Santa Croce a Bosco Marengo costituiscono uno dei massimi monumenti della storia religiosa e dell’arte del Cinquecento in Italia.

La rilevanza del complesso travalica la dimensione locale, in quanto frutto dell’ambizioso progetto del pontefice Pio V (1566-1572), al secolo Antonio, in religione Michele Ghislieri nato a Bosco Marengo nel 1504, che l’affidò alle cure dell’Ordine Domenicano da cui egli stesso proveniva.

Il prestigio della committenza si riflette nel valore dell’architettura e delle opere d’arte conservate al suo interno, direttamente collegate alle vicende artistiche del Cinquecento romano e fiorentino, in virtù del coinvolgimento di artisti della levatura di Giorgio Vasari (1511-1574).

La soppressione dell’ordine domenicano nel 1809 fu causa della destinazione ad usi impropri che favorirono il degrado dell’intera struttura, ma le grandi opere di restauro condotte a partire dalla fine del XX Secolo hanno restituito alla chiesa e al convento l’immagine di uno dei più grandi compendi della Controriforma.

Nel 2016 in particolare, il significativo posizionamento del complesso di Santa Croce al secondo posto della classifica nazionale dell’ottava edizione del Censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS in collaborazione con Intesa Sanpaolo, raggiunto grazie a ben 47.319 persone che hanno votato il luogo, su impulso della Delegazione FAI di Alessandria, è stato volano per l’avvio di un processo virtuoso che ha portato alla sottoscrizione della convenzione per la valorizzazione e fruizione del complesso monumentale.

Un impegno in cui si sono prodotti il Comune di Bosco Marengo, la Prefettura di Alessandria in rappresentanza del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno (FEC), il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, il Ministero della cultura nelle sue articolazioni periferiche competenti, il Segretariato regionale per il Piemonte e la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti, Cuneo.

L’intero allestimento del cantiere di restauro è stato finanziato da Intesa Sanpaolo nell’ambito del censimento promosso del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano “I luoghi del Cuore”, Compagnia di San Paolo con il bando “Luoghi della Cultura”, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Fondazione Cariplo, Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali dell’alessandrino, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, alcuni privati e naturalmente anche il Comune di Bosco Marengo.

La costituzione di un museo all’interno del complesso era da tempo prevista, ma non del tutto portata a termine ed il “Museo Vasariano” è stato per anni regolarmente aperto al pubblico, in una veste ridotta rispetto all’attuale allestimento.

I contributi dei finanziatori e l’impegno delle Istituzioni consentono oggi di esporre la maggior parte delle opere di pertinenza del convento, restaurate a cura della Prefettura di Alessandria in rappresentanza del Fondo Edifici di Culto, offerte alla fruizione pubblica con l’inserimento in un nuovo percorso distribuito in vari ambienti accessibili dal chiostro piccolo.

Inoltre, quando sarà portato a termine il restauro dell’organo della chiesa, l’accesso al museo sarà direttamente accessibili dal transetto della chiesa stessa.

Il nuovo percorso espositivo del Museo è stato progettato dall’arch. Loredana Iacopino di Torino, con il coordinamento e il contributo scientifico dei funzionari della Soprintendenza alessandrina, e presenta le opere della riunita collezione artistica in una sapiente cornice di luci, suoni e immagini che guidano il visitatore alla scoperta di un affascinante luogo di grande valore storico e culturale.

Il visitatore potrà alternare la visione delle opere all’immersione nella narrazione di vicende e personaggi, raccontati anche con l’ausilio di moderni supporti audiovisivi interattivi, frutto della collaborazione di studio e ricerca con la Fondazione Links, nata da un accordo tra Compagnia di San Paolo e Politecnico di Torino.

La sfida più grande permane ed è quella di superare il limite dello spazio museale, proiettando il complesso di Santa Croce in quell’ampia dimensione territoriale, essendo tra le massime espressioni culturali per l’importantissimo ruolo identitario in cui si riconosce la comunità locale.

Il museo può essere motore della valorizzazione culturale ed allo stesso tempo dello sviluppo sociale ed economico del territorio, prevedendo ad esempio scambi culturali e prestiti delle opere che in origine facevano parte del patrimonio del convento boschese ed attualmente si trovano disperse in varie parti d’Italia.

A questo proposito, la proficua collaborazione con la Diocesi di Alessandria ha favorito l’arrivo della tavola lignea conservata nella chiesa di Santa Maria della Corte di Castellazzo Bormida.

Infine, un importante sostegno alla promozione delle iniziative è stato fornito dall’Amministrazione Comunale di Alessandria ha ottenuto il patrocinio di Rai Piemonte e attuato la Media Partnership con Rai Cultura, che ha già dato origine ad un primo servizio andato in onda su Rai3 lo scorso sabato 30 aprile (video disponibile in streaming) per il programma “Bell’Italia”.

La collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Alessandria permetterà anche ai visitatori del Museo di accedere tramite sistema “touch-screen” ad un estratto della digitalizzazione in alta risoluzione dei 42 corali miniati (libri contenenti le parti musicali della Messa del Salterio necessari alla celebrazioni liturgiche del convento) conservati nel Museo Civico in Palazzo Cuttica, commissionati a suo tempo proprio da papa Pio V.

Il progetto di digitalizzazione, in attuazione del Programma Operativo del Fondo europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 P.O.R. F.E.S.R., ha interessato tutte le pagine dei manoscritti con l’intento sia di preservare e salvaguardare la memoria storica del territorio, sia di mettere a disposizione il patrimonio informativo prodotto con la creazione di un archivio digitalizzato facilmente fruibile da studiosi ed appassionati presso il Comune di Alessandria.

Nel corso della giornata inaugurale sarà possibile ottenere un annullo filatelico speciale celebrativo del 450° anniversario della morte di San Pio V, grazie alla collaborazione di Poste Italiane.

Il Museo di Santa Croce sarà aperto al pubblico con visite guidate al momento soltanto nelle giornate di sabato e domenica, sempre dalle ore 16.00 alle ore 19.00.

L’interno del complesso sarà luogo deputato per molte iniziative culturali secondo un fitto calendario, che fra l’altro prevede l’organizzazione di due convegni a carattere storico nel corso delle giornate di sabato 15 e quindi sabato 22 ottobre, nell’ambito delle celebrazioni per il 450° anniversario della morte di Papa San Pio V, Antonio Ghislieri, e in data ancora da destinarsi anche un convegno dedicato al Complesso di Santa Croce.

1) Il progetto scientifico per l’allestimento del Museo di Santa Croce

A cura del dott. Mario Epifani e dell’arch. Monica Fantone, già funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria Asti e Cuneo, in collaborazione con l’arch. Francesca Lupo e la dott.sa Liliana Rey Varela.

La costituzione di un museo all’interno del complesso era prevista sin dal  2000, in occasione dei lavori di restauro che interessarono chiesa e convento: vi erano diverse opere fra dipinti, sculture, orificierie, paramenti sacri di pertinenza del complesso, ma collocate in deposito, restaurate in vista di un allestimento mai portato a compimento, benché il “Museo Vasariano” fosse già da anni regolarmente aperto al pubblico.

Il significativo posizionamento del complesso di Santa Croce al secondo posto della classifica nazionale nell’edizione 2016 del Censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS in collaborazione con Intesa Sanpaolo, avendo ottenuto oltre 47mila voti raccolti su impulso della Delegazione FAI di Alessandria, ha offerto la buona occasione per avviare un progetto di riallestimento.

Un progetto diventato sempre più importante e ambizioso, veicolato da un completo ripensamento degli spazi e dei criteri espositivi anche grazie ai contributi diretti del Comune di Bosco Marengo oltre a quelli di Enti pubblici e privati che hanno sostenuto l’iniziativa:

  • Intesa Sanpaolo attraverso il censimento “I Luoghi del Cuore”;
  • Compagnia di San Paolo attraverso il bando “Luoghi della Cultura”;
  • Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria;
  • Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali dell’alessandrino;
  • Ministero della Cultura con il Fondo per il funzionamento dei “Piccoli Musei”;
  • Fondazione Cassa di Risparmio di Torino attraverso il bando “Esponente”;
  • la Fondazione Cariplo;
  • il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno,
  • vari soggetti privati.

Inoltre, la Prefettura di Alessandria in rappresentanza del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, ha sostenuto il restauro delle opere in esposizione tra cui l’importante intervento sulla pala vasariana raffigurante il “Martirio di san Pietro da Verona”.

Preziosa la collaborazione dell’Associazione Amici di Santa Croce e in particolare del geom. Paolo Masini per la condivisione di documentazione storica e notizie sul complesso.

Il percorso prevede uno spazio introduttivo nel cosiddetto “andorino”, ambiente che funge da filtro tra la Chiesa, direttamente accessibile dal transetto sinistro, e gli spazi del convento oggi musealizzati.

Tale connotazione ne suggerisce un utilizzo ideale come luogo dedicato alla descrizione del complesso nel suo insieme: i pannelli sulle pareti illustrano al visitatore l’organizzazione planimetrica degli spazi e il rapporto tra chiesa e convento, alla luce delle trasformazioni da essi subite attraverso i secoli.

 

 

La Sala di ricevimento del priore è il primo di una serie di tre grandi ambienti utilizzati tra il Cinque e l’Ottocento per la vita quotidiana della comunità dei frati domenicani.

L’architettura cinquecentesca, ormai del tutto spoglia, fa da cornice all’esposizione di opere d’arte e oggetti legati al fondatore del complesso, papa Pio V, donati alla chiesa a partire dal Cinquecento o qui pervenuti successivamente.

Un primo spazio delineato con il nuovo allestimento, presenterà al visitatore la figura di Pio V (1504-1572), pontefice nato a Bosco Marengo che perseguì il sogno di una città ideale da costruire intorno alla chiesa e al convento di Santa Croce.

Attraverso ritratti dipinti e scolpiti, biografie stampate tra Sei e Settecento e altri oggetti provenienti dalla casa natale del Pontefice tuttora esistente a Bosco Marengo, saranno raccontate le principali imprese di uno dei protagonisti della Controriforma.

Nella stessa sala sono esposti dipinti e sculture cinque-seicenteschi di pertinenza della chiesa e del convento di Santa Croce. Il percorso di visita da questo punto prosegue illustrando le dotazioni pervenute in tempi successivi alla morte di Pio V.

Si tratta di opere d’arte e arredi sacri qui giunti in tempi diversi e talora anche tardivamente (fino all’Ottocento), in una narrazione che si estende per i quasi tre secoli di vita della comunità domenicana all’interno del complesso, per poi tornare al primitivo assetto della chiesa cinquecentesca nell’ultima sala del museo.

Nella Stanza grande del priore sono esposti paramenti e arredi sacri sei-settecenteschi, accanto a sculture lignee coeve; alle pareti prosegue la serie di dipinti della stessa epoca, in particolare, nell’adiacente Stanza piccola del priore, quelli raffiguranti santi domenicani, accanto a uno dei sontuosi parati ricamati già utilizzati come addobbi per la chiesa nelle occasioni solenni.

Gli ultimi due ambienti sono dedicati alla “macchina d’altare” concepita da Giorgio Vasari per Pio V: un primo spazio riservato alla realtà virtuale e alla ricostruzione dell’altare riproposto nel suo assetto originario all’interno del presbiterio e un secondo ambiente, corrispondente alla Sala del capitolo dei domenicani, dove sono visibili i dipinti ricollocati in chiesa all’inizio del Settecento, tra cui la grande tavola con il Martirio di san Pietro da Verona (che conserva ancora la cornice originale), le dieci tavolette dipinte dai migliori allievi di Vasari con Storie bibliche e Miracoli di santi domenicani e i rilievi in legno, uniche testimonianze rimaste della grandiosa struttura architettonica dipinta e scolpita altrimenti nota solo da disegni e riproduzioni coeve.

Chiude il percorso un ultimo ambiente in cui accanto al racconto delle dispersioni del patrimonio del complesso di Santa Croce e all’esposizione a rotazione di alcune opere, oggi diffuse sul territorio regionale, si approfondisce il tema delle trasformazioni del contesto agrario promosse da Pio V che incentivò un articolato sistema di cascine a governo di aree rurali che vennero trasformate con opere di bonifica, razionalizzazione delle colture e ripiantumazione.

2) Il progetto museografico e l’allestimento

Il progetto museografico curato dall’architetto Loredana Iacopino, già autrice di importanti progetti allestitivi, fra cui quelli alla Reggia di Venaria Reale, Musei Reali di Torino e Palazzo Madama, è stato pensato a supporto degli indirizzi e delle finalità del progetto scientifico dei curatori, tenendo in debito conto sia gli aspetti storico-artistici, sia gli aspetti che concernono la comunicazione e la piena fruizione e valorizzazione delle opere esposte.

Si tratta della composizione di un nuovo museo, in cui la riunita collezione artistica dà vita a un percorso espositivo che si sviluppa tra le opere, oculati giochi di luci, suoni e immagini, con lo scopo di guidare il visitatore alla scoperta di una narrazione di grande valenza storica, artistica e culturale.

Il visitatore può guardare, ascoltare, vivere un’esperienza immersiva in un luogo unico e straordinario, illustrato con linguaggi di comunicazione contemporanei, che offrono diversi livelli di partecipazione e approfondimento.

La sfida più grande che si pone il nuovo museo è di superare i propri confini e proiettarsi verso il territorio, di cui costituisce una delle massime espressioni culturali e identificative: il Museo di santa Croce diventa così motore di valorizzazione culturale e di sviluppo sociale ed economico in termini positive per il territorio.

Della “machina vasariana”, ideata da Giorgio Vasari come altare maggiore della chiesa e demolita nel Settecento, rimangono oggi solo alcune delle preziose opere che ne decoravano la maestosa architettura.

Il visitatore potrà riscoprirla nella sua unitarietà attraverso l’esperienza immersiva della realtà virtuale (con l’uso di “oculus”, occhiali per la visione virtuale), che anticipa la visione delle opere originali, per un maggiore coinvolgimento emotivo e multisensoriale e per favorire ulteriormente la comprensione della complessità dell’architettura cinquecentesca.

La prima sala infatti illustra come il prestigio della committenza abbia avuto ripercussioni sulla qualità straordinaria dell’architettura boschese e delle opere d’arte in essa conservate, direttamente collegate alle vicende artistiche del Cinquecento romano e fiorentino, mentre l’ultima mette in rilievo i collegamenti con il territorio locale e con i luoghi che conservano ancora oggi opere un tempo appartenute al Complesso di Santa Croce.

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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