Giovedì 23 giugno alle ore 20.45 il palco del teatro Marenco ospiterà la prima co- produzione tra Fondazione Teatro Marenco e Linguadoc nello spettacolo Non si sa come, dramma di Luigi Pirandello.
Il direttore artistico Giulio Graglia si occupa in questa occasione della regia e dell’adattamento dell’opera, in origine in tre atti, che indaga l’animo umano, i rapporti che intercorrono tra gli individui e il rapporto tra i fatti e i ricordi. La scena diventa il luogo in cui i personaggi non agiscono, ma parlano e discutono di ciò che è accaduto e delle azioni svolte. Si confrontano con le convenzioni che li imbrigliano in un ruolo che li opprime.
Spiega Graglia: “E’ un testo di grande impatto, dove nel mondo interiore sono fondamentali gli intrecci delle coscienze del non detto. L’ esperienza vissuta a Bonn dall’autore, gli intrecci con la psicanalisi, che proprio in quegli anni diventa una scienza, sono fondanti poi per l’opera, e i giochi della psiche, i giochi, appunto, dei personaggi, i risvolti interni, il bisogno di Romeo di denunziare i propri delitti diventano poi un pretesto perché anche gli altri facciano emergere il proprio inconscio, le cose nascoste, le cose non dette. Ed è per questo che, come i grandi autori, anche in questo caso, Pirandello è un autore universale, perché i temi trattati allora ma anche oggi, soprattutto oggi, sono di grandissima attualità.”
Per questa importante operazione culturale Giulio Graglia decide di lavorare con attori piemontesi, nello specifico con forti legami con l’alessandrino, per rafforzare quel rapporto privilegiato tra teatro e territorio che ritroviamo anche nella collaborazione con il Festival nazionale Pirandello e del’900 che si svolge ogni anno a Coazze, in ricordo del soggiorno piemontese di Luigi Pirandello, e dove lo spettacolo verrà presentato dopo la prima novese.
Proprio per l’esordio del Festival Nazionale Luigi Pirandello, avvenuto nel 2007, Giulio Graglia sceglie il dramma in tre atti, scritto da Luigi Pirandello nel 1934 ed ispirato dalle novelle Nel Gorgo, Cinci e La realtà del sogno. Il debutto a Coazze è un successo, il Palafeste, situato nel Parco cittadino, anche grazie ad una scenografia studiata sapientemente, restituisce al pubblico uno spettacolo molto fedele al testo originale.
Per la sedicesima edizione del Festival, Giulio Graglia interviene a livello registico su suggerimento di un testo riveduto per l’occasione.
Un atto unico, ambientato ai giorni nostri, completamente svincolato da riferimenti al luogo caro al drammaturgo siciliano (nel testo originale la villa in cui si svolge la scena, si trova in una località umbra). Un quintetto di personaggi, tre uomini e due donne, un fatto grave avvenuto ad uno dei protagonisti in gioventù e un tradimento (presunto o vero?) che unisce le loro vite.
L’espressione non si sa come ricorre e rincorre nell’azione scenica che dal presente trascina il ricordo nel passato. Il presunto tradimento sentimentale avvenuto o non avvenuto per effetto dell’istinto viene rimosso grazie all’intervento della memoria, che dimentica l’episodio doloroso, ma ridesta nell’animo dei protagonisti il ricordo di un episodio drammatico avvenuto nel passato, riportandolo crudelmente alla luce. Amore e morte, sogno e realtà, istinto e razionalità caratterizzano il fraseggio teatrale. Alla fine, sarà la verità a trionfare? Forse sì, forse no. Meglio non si sa come.