Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato
Tutte le 36 persone residenti nel comune di Alessandria (Piemonte) che si sono sottoposte alla quantificazione di PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche) nel proprio sangue mostrano concentrazioni superiori ai 2 nanogrammi per millilitro, ovvero il limite individuato dalla National Academies of Sciences (NAS) e adottato anche dal protocollo della Regione Piemonte come valore di riferimento. Oltre questa soglia, si possono infatti verificare effetti negativi sulla salute umana. È questo l’esito di un bio-monitoraggio indipendente realizzato e coordinato a maggio scorso da Ánemos, Greenpeace Italia e Comitato Stop Solvay, che ha visto la partecipazione delle frazioni del Comune di Alessandria: Cascinagrossa, Castelceriolo, Litta Parodi, Lobbi, Mandrogne, San Giuliano Vecchio e Spinetta Marengo.
Sulla base dei dati si evidenzia che la prima fase degli esami, tutt’ora in corso, sia inefficace e rischi di sottostimare la portata dell’inquinamento e l’estensione della popolazione coinvolta. I due comitati cittadini e l’associazione ambientalista, seppur con limitate risorse, sono riuscite a coinvolgere nelle analisi del sangue molte più persone rispetto a quanto fatto finora dalla Regione Piemonte.
Si tratta di cittadini che hanno pagato le analisi. I comitati e le associazioni chiedono che tutta la popolazione esposta a questi pericolosi inquinanti abbia accesso agli screening sanitari: l’unico modo per verificare la contaminazione prodotta negli anni dal polo chimico di Alessandria. I dati sanitari saranno fondamentale in sede processuale per inchiodare gli inquinatori alle proprie responsabilità. Se questo non sarà fatto, la Regione Piemonte avrà voltato le spalle a una popolazione vittima di decenni di inquinamento.
Infatti i dati del bio-monitoraggio indipendente, pur coinvolgendo poche decine di persone, danno indicazioni chiare sulla gravità e sulle possibili cause dell’inquinamento. Le concentrazioni più elevate si registrano negli abitanti delle aree più vicine al polo chimico ex Solvay: Spinetta Marengo, Litta Parodi, Cascinagrossa. Secondo i comitati e le associazioni, in un territorio a lungo sacrificato alle logiche del profitto a scapito della collettività, gli enti preposti devono mettere in atto tutti i provvedimenti necessari per tutelare efficacemente la salute delle persone.