È di ieri, alla Casa di Reclusione di San Michele, l’ultima aggressione ai danni della Polizia Penitenziaria. La denuncia arriva da Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il SAPPE: “Mentre i detenuti erano avviati ai cortili, uno di loro si è avvicinato al personale, minacciando l’aggressione a lui e ai suoi familiari. L’agente ha cercato di riportare alla calma il marocchino, ma questi ha provato a colpirlo con una testata, dandogli poi 2 pugni. Non contento, ha estratto una lametta nascosta con cui ha minacciato l’agente. Solo l’intervento di altri poliziotti ha impedito peggiori conseguenze”.
Santilli si domanda: “Come si possono tollerare queste situazioni quotidiane? Nelle carceri italiane, ogni giorno le donne e gli uomini della Penitenziaria sono esposti a tutto questo. Vi sono concentrati disagio, ignoranza, violenza e sprezzo delle regole. È necessario che venga affrontato il problema del sovraffollamento delle carceri, fronteggiando il crescere di violenza che, troppo spesso, vede coinvolta quella parte di popolazione straniera che non vuole adeguarsi alle norme vigenti nel nostro Paese”.

Solidarietà e vicinanza a tutto il Reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Alessandria arriva anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che tuona: “Bisogna intervenire sul regime custodiale aperto. Bisogna applicare l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere (isolamento fino a 6 mesi – articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario), utilizzando anche il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive, a centinaia di chilometri dalla residenza (articolo 32 del Regolamento). Chiediamo la dotazione del taser, strumento per eccellenza anti-aggressione, anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici”.
