Ancora aggressioni al carcere di Torino. Su quanto è avvenuto, riferisce Vicente Santilli, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Nel pomeriggio di lunedì un detenuto ventenne, ristretto al padiglione B, ha preteso di accedere al cortile passeggi riservato ai detenuti che frequentano la scuola. Non essendo autorizzato, un agente gli ha negato l’accesso e ciò è bastato a scatenare la sua violenza: ha provato a ribaltare la scrivania del poliziotto, ma questi ha evitato il gesto, subendo però un violento pugno nello stomaco prima di essere bloccato”.
Santilli, che esprime solidarietà al poliziotto ferito, ribadisce ancora una volta che “il SAPPE denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri piemontesi, ma chi dovrebbe intervenire continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria!”
L’allarme
Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece definisce allarmanti alcuni eventi critici accaduti nelle carceri del distretto piemontese-ligure-valdostano dal 1° settembre al 31 dicembre 2023: “Pensate, ci sono state 263 denunce per resistenza ed ingiuria a pubblico ufficiale, 5 proteste collettive con rifiuto di entrare in cella. Ma ancora più gravi le aggressioni a poliziotti: 58 quelle che hanno visto assegnare ai malcapitati fino a sette giorni di prognosi, 9 quelle con prognosi da 8 a 20 giorni e ben 8 aggressioni con prognosi maggiori di 20 giorni”.
“Nelle carceri della Nazione, e del Piemonte in particolare serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci”.
Il leader del SAPPE fa appello al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che tra le sue deleghe ministeriali ha quella riservata alla trattazione degli affari di competenza dei Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per un incontro urgente: “Ristabilire ordine e sicurezza, attuando quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere senza punizione”.