Terra…ti amiamo ancora!
È una giornata come tante nella meravigliosa città di Torino. «Ti amo ancora» la scritta a caratteri cubitali che è comparsa nella notte tra lunedì 28 e martedì 29 marzo in piazza San Carlo sul porfido del salotto elegante della città. La scritta che circonda il monumento del Caval ‘d Brons è talmente grande che può essere letta soltanto dall’alto. C’è chi, immediatamente, ha urlato allo scandalo contro la città. Chi ha pensato ad un atto vandalico. Chi, ancora, ha ipotizzato si trattasse di una operazione di marketing di un grande marchio.
La realtà è ben diversa. Non è niente di tutto questo ma qualcosa di molto più…magico!
Si tratta infatti di una “semplice”, purissima dichiarazione d’amore. Da parte di chi? Non di una persona, ma di ben oltre 150 persone che la scorsa notte hanno condiviso 6 ore di partecipazione collettiva e di vita in una delle piazze più belle di Torino per fare esplodere il proprio sentimento d’amore cullate dalla luce della luna piemontese. Il materiale? Scotch di carta, un metro da cartoleria e gessetti da scuola elementare. E così nella semplicità e nella purezza di una dichiarazione d’amore ci si riscopre anche un po’ bambini.
La verità sul gesto è venuta fuori quando la band de Gli Eugenio in via di gioia hanno dichiarato: “Siamo stati noi a gridare: Ti amo ancora. Ti amo ancora: una dichiarazione d’amore sincera. Una presa di coscienza proattiva verso una Terra che va curata. Verso un mondo economico, sociale e ambientale che va rivoluzionato. La pioggia, domani, laverà la scritta in pochi minuti. L’aria irrespirabile della nostra città, il consumo disastroso del nostro pianeta, l’inconsistente progetto di futuro per le nuove generazioni resteranno lì, sotto gli occhi di tutti, come da sempre, invisibili. Tutto questo non è più possibile.”
Ed ecco quindi che un gesto d’amore, magari inizialmente non compreso, verrà comunque portato via facilmente dalla pioggia. Ma questo, purtroppo, non è possibile sempre. La pioggia non “lava via” tutto. Non lava via gli sbagli, quelli ripetuti nel tempo e da tempo nei confronti di un pianeta oramai stanco, un pianeta “nostro” ma che non trattiamo come tale e che rischia, di questo passo, di perdere ogni sua bellezza.
La scritta è così grande che è visibile e leggibile interamente solo dall’alto: che sia stato per riproporre l’immensità della terra o perché l’iniziativa potesse essere di maggiore effetto ed avere più impatto? Probabile. Mi piace pensare però che, considerazioni logistiche ed organizzative a parte, ci sia anche un altro significato dietro. Ovvero quello del punto di vista. È importante cambiare la propria visione delle cose, il proprio punto di vista, appunto, per “destarsi dal sonno”. Concretamente questo gesto “aiuterà” ben poco il nostro pianeta a riprendersi ma sono convinta che, ora come ora, ci siano molte più persone in grado di guardare “dall’alto”, da lontano, la realtà e capirla. Perché il problema, alla fine, è sempre la comprensione. Concludo con un passo di Pirandello dell’opera Palomar: “Il problema è capirsi. Oppure nessuno può capire nessuno: ogni merlo crede d’aver messo nel fischio un significato fondamentale per lui, ma che solo lui intende; l’altro gli ribatte qualcosa che non ha relazione con quello che lui ha detto; è un dialogo tra sordi, una conversazione senza né capo né coda. Ma i dialoghi umani sono forse qualcosa di diverso?”
Ludovica Italiano