Le rocce vulcaniche della Cappadocia, in Turchia, sono particolarmente friabili: ciò ha consentito ad antiche popolazioni di scavare nel tufo vere e proprie città sotterranee, distribuite su più livelli. Ai piani superiori erano collocate le abitazioni, quelli inferiori erano adibiti a deposito e alle cerimonie religiose. Anche i primi cristiani trovarono riparo dalle persecuzioni in questi luoghi, dove costruirono anche piccole cappelle. Per la scomodità e la perenne oscurità, si trattava comunque di sistemazioni di emergenza e provvisorie. La città di Derinkuyu, forse la più vasta di tutte, secondo i calcoli degli esperti raggiunge con i suoi diversi livelli i 100 metri di profondità. Il tufo è un materiale abbastanza “morbido”, facilita il lavoro di scavo e possiede inoltre ottime proprietà termiche, per cui la temperatura delle camere ricavate dal tufo risulta mite sia durante la calura estiva che durante i lunghi, freddi mesi invernali. È chiaro che questi vantaggi abbiano ispirato la costruzione di ambienti vivibili all’interno delle rocce. Oggi alcune di queste case ospitano alberghi per i turisti.