[Il nostro giardino…]
Uscendo, in questi giorni di inizio primavera, a passeggiare nel mio piccolo spazio verde, mi risuonano nella mente le parole della struggente canzone di Battiato: “tiepido aprile…pensieri leggeri si uniscono alle reside dei pini…”. Ed è proprio così: giardini, cortili e davanzali si fanno notare per i primi, intensi tocchi di colore regalati dal ritorno della bella stagione.
Trionfano i bulbi a fioritura primaverile, quelli che vanno messi a dimora nel cuore dell’autunno, a ottobre e novembre, alla giusta profondità e in un terreno ben drenato: nel mio giardino stanno fiorendo i giacinti violetti, i narcisi candidi e alteri, i tulipani screziati di rosso e di giallo, ma in natura e nelle serre possiamo trovare anche iris, muscari, crochi, anemoni e scille, con un effetto da dipinto impressionista.
Se amiamo i profumi speziati e intensi facciamo spazio, in terra o in vaso, alle violaciocche (Matthiola Incana) dai molti colori, antiche piante di origine europea che ornavano i giardini delle nostre nonne come i tipici cottage inglesi.
E’ questo il mese delle primule, il cui nome evoca la loro fioritura precoce, e delle viole del pensiero, ricordate anche nella mitologia greca come le prime a sbocciare dopo il ritorno sulla terra di Persefone, figlia della dea madre Demetra, portata negli inferi da Ade. Entrambe le piante non tollerano i ristagni d’acqua; le viole, resistenti ai geli invernali, amano una posizione in mezz’ombra, mentre le primule dai petali commestibili, originarie del sottobosco, mantengono a lungo la loro bellezza se lontane dalla luce diretta del sole.
Nei giardini e in campagna si può ammirare lo spettacolo della fioritura degli alberi da frutto: sotto i lunghi rami flessuosi del mio ciliegio nano, ricoperti di profumatissimi fiori rosati, è tutto un ronzare di api impollinatrici.
E’ il momento di tornare a innaffiare il prato: il periodo delle semine e delle potature, con il pensiero allo splendore del giardino estivo. Vita Sackville-West, giardiniera e scrittrice, consigliava di essere generosi nello spargere i semi, nei propri vasi e aiuole ma anche nei luoghi pubblici carenti di verde. A differenza di quanto oggi in uso, Vita non amava le potature troppo drastiche, soprattutto per le amate rose, regine dei giardini di maggio, dei concorsi ippici e delle esposizioni floreali della vecchia Inghilterra.
Barbara Rossi