“I giorni di giugno ora passano, ora passano così…”. E’ la Melodia di giugno, la malinconica ballata di Fabrizio Moro, ma anche la dolcezza del tempo che inizia a trascorrere più lento, in questo mese sospeso tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate.
Se apro la finestra, specie dopo che è piovuto, mi raggiunge, pungente, l’odore dei tigli, che mi ricorda le estati della mia infanzia, le strade dorate dal sole di giugno al tramonto, su cui si stagliava l’ombra della mia bicicletta rossa.
Andavo ogni giorno a trovare una zia, che aveva un piccolo orto in città.
A giugno si può già godere della raccolta di pomodori, zucchine, peperoni, melanzane, carote, lattuga e di molti altri ortaggi estivi, se seminati per tempo.
Da bambina, nell’orto della zia, mi piaceva perdermi tra le alte foglie dei fagiolini, oppure andare a controllare la crescita delle piante di fragole (che, da adulta, ho sempre associato alla radura boscosa del film di Bergman, Il posto delle fragole, appunto).
Quest’anno ho sistemato i vasi di erbe aromatiche – le più “classiche” salvia, basilico, timo (che in estate si ricopre di minuscoli fiori rosa o bianchi, molto decorativi, e che spesso viene usato come coprisuolo), origano, ma anche quelle meno conosciute, come l’elicriso e l’artemisia – all’ingresso di casa, per goderne l’intenso profumo.
L’elicriso (dal greco helios chrysos, sole d’oro), è una pianta erbacea tipica del bacino del Mediterraneo, dai cui fiori, di un giallo intenso, si estrae un olio dalle proprietà lenitive e astringenti.
L’artemisia, invece, è una pianta di origine cinese, nota anche come assenzio; ha il difetto di crescere un po’ disordinata, ma le sue foglie di un verde argentato e i fiori dorati la rendono molto gradevole alla vista. Possiede proprietà digestive, anche per via del suo sapore amarognolo.
Di tutte le mie aromatiche ho una predilezione per la menta dalle mille varietà, con il suo profumo fresco e invitante: se piantata in piena terra si comporta come un’infestante, perciò consiglio di coltivarla in vaso.
Anche la lavanda, pianta che si declina in più di venticinque varietà, ha grandi virtù, oltre che bellezza; cresce bene persino in vaso, resiste alle alte temperature e a climi asciutti, senza bisogno di troppa acqua. Le sue alte spighe flessuose, violette o rosate, ondeggiano al vento d’estate con un effetto molto romantico, e mi ricordano gli sterminati campi in Provenza, dove la lavanda si coltiva per la sua essenza, usata nell’industria profumiera e per i suoi benefici effetti sul sistema nervoso.
Giugno è anche il mese del solstizio d’estate, il 20: la notte di San Giovanni, il 23, viene considerata magica in diverse tradizioni popolari. E’ il periodo in cui le erbe aromatiche sembrano possedere la maggior concentrazione di oli essenziali e, in conseguenza, di proprietà terapeutiche.
Le vere regine del mese di giugno sono, però, le ortensie, che erano molto diffuse nei giardini di un tempo.
Queste piante furono introdotte in Europa dall’Oriente a metà del XVIII secolo dal naturalista inglese Philibert Commenson, che diede loro il nome della donna amata ma non libera di ricambiare il suo sentimento. Così l’ortensia o hydrangea ha assunto il valore simbolico di distacco amoroso.
Le ortensie per dare il meglio di sé hanno bisogno di un terreno tendenzialmente acido: per questo motivo è più difficile mantenere il loro colore originario nei nostri terreni calcarei e alcalini.
Se si vuole conservare la magnifica tonalità azzurra di alcuni esemplari, sarà necessario aggiungere dei sali di alluminio all’acqua delle innaffiature; in caso contrario ci si dovrà accontentare di sfumature rosa o violette.
La maggior parte delle hydrangee non tollera un’esposizione in pieno sole, che finirebbe per scottarne le foglie; fa eccezione soltanto la varietà quercifolia, di origine americana. Nel mio giardino prospera in vaso la robusta Snow Queen, un gigante dai lunghi panicoli color crema.
La mia preferita, però, è una timida ortensia giapponese, la Kurohime, che nel pieno della fioritura si ricopre di una coltre di minuscoli fiori violacei.
Quando passeggio in giardino mi piace passare accanto, in punta di piedi, a questa delicata testimone del “mese dei giorni lunghi e delle notti chiare”, come scriveva Carducci.
Barbara Rossi