Prezzo del barile ribassato dall’Opec ma noi continuiamo a pagare di più rispetto al resto d’Europa
Accise, tasse e Iva: balzelli tanto assurdi quanto vessatori
Il conto per il rifornimento di carburante è diventato un po’ meno salato grazie al calo dei prezzi.
Il prezzo della benzina è sceso sotto 1,50 euro, con una quota media al litro di 1,427 per la benzina verde e di 1,387 per il gasolio. La media è stata calcolata dal Ministero dello Sviluppo Economico, su pompe bianche, self e servito. Da luglio del 2014, quando ha raggiunto il picco, il prezzo medio della benzina è sceso circa del 16%, in sei mesi. L’abbassamento dei prezzi è stato provocato dal mercato nero del petrolio, di origine delle aree controllate dallo Stato Islamico (IS). Numerosi sono stati i cambiamenti del prezzo, basti pensare che, nell’estate del 2008, il greggio aveva raggiunto i 147,25 dollari al barile; negli ultimi mesi, invece, è sceso a 45 dollari. Benché i numeri ci rassicurino un po’, è bene notare che il calo dei carburanti alla pompa è ancora insufficiente se paragonato al prezzo del greggio. Nel 2009, infatti, la benzina costava 1,185 euro al litro, ma un barile di greggio aveva un prezzo simile a quello attuale. Ciò comporta agli automobilisti una spesa di circa 35 centesi al litro in più, per la benzina verde, e 40 centesimi, per il diesel. I numeri parlano chiaro: per un pieno con benzina verde, la spesa è maggiore di 17,85 euro rispetto a quanto dovrebbe essere, mentre, con diesel addirittura di 20,35 euro. A causare questa situazione sono le accise, le tasse e la l’Iva. Ma quanto si paga di accise? La prima accisa risale al 1935/36 e serviva per la guerra d’Etiopia: 1,90 lire che tutt’oggi pesano sugli italiani con uno 0,000981 euro al litro. Può sembrare una spesa minima, ma è bene tener presente che ad essa si aggiungono circa 0,41 centesimi al litro per altre accise, alle quali va aggiunta l’Iva. La gravità sta nel fatto che si tratta di soldi pubblici che, in parte, sono destinati ad eventi ormai estinti.
Giada Guzzon