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Lotta dura contro le nutrie in Provincia di Alessandria. L’ente locale, infatti, ha reso noto il piano con il quale intende eradicare il mammifero nel giro di cinque anni, per la gioia degli agricoltori e lo sdegno delle associazioni animaliste.

Nutrie Provincia #1 Il roditore sudamericano di media taglia, presente negli ambienti acquatici, s’è diffuso in gran numero negli anni ’70 per i numerosi allevamenti finalizzati alla produzione di pellicce. Da lì in poi, il suo elevato tasso riproduttivo gli ha permesso di allargarsi e distribuirsi in vaste porzioni del Nord Italia, in particolare in Pianura Padana. Le conseguenze di tale espansione sono state la profonda alterazione degli ecosistemi, il consumo anomalo di produzione agricole come barbabietola da zucchero, riso e granturco (danni stimati nell’ordine degli 11 milioni di euro) e il danneggiamento di argini, canali e bacini artificiali.

Nutrie Provincia #2Per limitare la presenza delle nutrie lungo i corsi d’acqua, in particolare il Po e i suoi affluenti Bormida, Scrivia e Tanaro, la Provincia ha predisposto un piano di eradicazione dalla durata quinquennale, che vieta l’utilizzo di veleni, rodenticidi e altri metodi non selettivi. Le modalità con cui si potranno eliminare i capi ritenuti in eccesso sono due: la cattura in vivo tramite gabbie-trappola (con la successiva soppressione entro e non oltre le 24 ore dal sequestro, per evitare inutili sofferenze e liberare altre specie “intruse”) e l’abbattimento diretto con arma da fuoco, mai in vicinanza dei centri abitati. Scartato l’utilizzo di vaccini immunocontraccettivi per controllare la riproduzione delle nutrie, metodo inapplicabile dal punto di vista economico e operativo considerato il vasto territorio coinvolto.

Il proposito della Provincia ha prevedibilmente suscitato la reazione negativa delle associazioni animaliste, con la Lav in prima fila. Per la Lega anti vivisezione sarebbe meglio intervenire evitando di sterminare il predatore d’elezione delle nutrie, la volpe, e limitando la loro fertilità attraverso interventi farmacologici e chirurgici (per es. la sterilizzazione dei maschi dominanti).

Stefano Summa
@Stefano_Summa

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