Ad Acqui Terme, il prossimo 15 gennaio 2018, con partenza da piazza Levi alle ore 14.00, sarà realizzata la posa di 11 “Pietre di Inciampo” a ricordo di altrettanti cittadini e cittadine di fede mosaica che, prelevati a forza dalle loro abitazioni tra il dicembre 1943 e la tarda primavera del 1944, furono deportati e assassinati nei campi di concentramento di Auschwitz, di Mauthausen e di Dacau.
«Acqui Terme non arretra sul dovere della memoria – dichiara l’Assessore alla CulturaAlessandra Terzolo -. Le ‘Pietre di Inciampo’ sono un invito tangibile a riflettere, ricordare e non dimenticare. Questi undici sampietrini dedicati ai nostri concittadini vittima dell’Olocausto, collocati in diverse strade della città, rappresentano un monito, affinché non succeda mai più. È importante ribadire la memoria, allargandola a tutto l’anno e lavorando sulla trasversalità delle generazioni. L’installazione delle “Pietre di Inciampo” fa parte di un più ampio calendario dedicato alla Giornata della Memoria. Vogliamo che la memoria incontri le future generazioni attraverso le strade della nostra accogliente città».
Si tratta del primo appuntamento di un articolato programma di iniziative culturali, educative-didattiche e commemorative focalizzate sulla Giornata della Memoria 2018 ed attuate nelle giornate del 26 e 28 gennaio in città, del 26 e 29 a Rivalta Bormida con la visita su prenotazione della mostra “Orgoglio e Pregiudizio” allestita a Palazzo Lignana a cura della Fondazione Elizabeth de Rothschild, del 28 a Monastero Bormida con Massimo e Maurizio Novelli del Teatro Tascabile di Alessandria che proporranno la pièce “Un savio Nathano monferrino” da “I Sansossì” di A. Monti, introdotta dallo storico Marco Francesco Dolermo nell’incontro promosso a cura del Comune. Concorrono all’attuazione dell’intero progetto diversi soggetti promotori: ACI-MEIC, Azione cattolica diocesana, Associazione per la Pace e la Non violenza, Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni, Circolo culturale A. Galliano anche in collaborazione con gli Istituti scolastici cittadini: il liceo Parodi, l’istituto superiore Levi- Montalcini, gli Istituti comprensivi Saracco – Bella e San Defendente – Monteverde, le associazioni Archicultura, Memoria Viva di Canelli, Equazione, la sezione cittadina dell’ANPI, la Fondazione Elisabeth de Rothshild di Rivalta Bormida, il Comune e il Museo del Monastero, avvalendosi del Patrocinio del Comune di Acqui Terme e dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea.
La cerimonia della posa delle Pietre d’Inciampo, alla quale il Comitato promotore ha invitato i parenti rintracciati di alcuni deportati ed alla quale tutta la cittadinanza è invitata a partecipare, rappresenta l’esito del Progetto di realizzazione del locale Museo Diffuso della Deportazione, avviato lo scorso anno per decisione unanime dell’allora Consiglio Comunale e fatto proprio dall’attuale Amministrazione. La Città ricorda le sue vittime ponendo le prime 11 Pietre d’Inciampo presso abitazioni di altrettanti cittadini di allora sulle quali, secondo il Comitato tecnico-scientifico e organizzativo che ha operato in stretta collaborazione con l’ANPI provinciale e l’ISRAL, insistono certezze assolute ricavate da fonti storiche e archivistiche.
L’architetto/artista tedesco Gunter Demnig, che del Progetto è ideatore e realizzatore, provvederà personalmente all’incastonamento di ogni “Pietra” nel pozzetto predisposto in precedenza a cura del Comune, seguendo una prassi consolidata da oltre vent’anni in tutta Europa. Sarà in Acqui Terme dopo aver provveduto alla posa in Alessandria (il giorno 14 gennaio) e a Novi ligure (nella mattinata del 15); il giorno successivo raggiungerà Piasco (CN) per analoga cerimonia.
La posa delle 11 “Pietre d’Inciampo” sarà effettuata seguendo un itinerario, relativamente breve e circoscritto al centro storico, che prevede un’articolazione in sette momenti. Da Piazza Levi, sede del Palazzo municipale donato nel 1909 ad Acqui Terme dal cittadino di religione ebraica Abram Levi affinché diventasse, come é, sede del Palazzo civico e luogo che affida all’intitolazione la memoria della plurisecolare presenza di una vivace Comunità ebraica nella nostra Città, la prima sosta è in piazza Orto San Pietro, dove abitò la famiglia Bachi, distrutta in seguito alla deportazione del padre Michele, apprezzato tappezziere, (prelevato a forza dall’ospedale ove era ricoverato per gravi disturbi respiratori) e dei suoi tre figli: Aldo, partigiano in quel di Vesime e padre della quattrenne Aldina, Arturo che collaborava all’attività paterna e Avito, cameriere. Sfuggì alla cattura la giovanissima Augusta, informata dell’arresto dei suoi fratelli da un Giusto che rimase sconosciuto e salvata dall’amica parrucchiera Gina Arata che la ospitò in segreto per oltre un anno nella propria casa. In via Carducci una “Pietra” ricorderà l’ottantanovenne Smeralda Dina, vedova, sfollata da Milano ad Acqui presso parenti; in via Monteverde due “Pietre” saranno posate a ricordo di una anziana madre, l’ottantunenne Enrichetta Ghiron (deceduta durante il trasporto verso Auschwitz) e della figlia Dorina Ottolenghi. La quarta sosta sarà effettuata in piazza Duomo ove abitò e fu arrestata l’anziana vedova Elisa De Benedetti; la quinta tappa sarà in piazza Bollente per la posa in ricordo della pellicciaia Ebe Vigevani; la sesta, oltrepassata la Torre civica, in corso Italia dove sarà incastonata la “Pietra” per Ernesta De Benedetti. L’itinerario si concluderà in via Saracco, in prossimità dei portici antistanti l’ingresso di quella che fu la locale Sinagoga, con la posa della “Pietra d’Inciampo” n.11 a memoria di Roberto Ancona, uno dei cinque figli di Adolfo, ultimo rabbino della Comunità acquese deceduto nel 1952 e allora salvato dalla deportazione in forza di resistenti che gli procurarono nascondigli sicuri.
Agli studenti delle scuole cittadine di ogni ordine e grado, guidati dai loro docenti, è affidato il ruolo di protagonisti – nei diversi momenti di questo itinerario della Memoria – che eserciteranno attraverso la restituzione pubblica del Progetto didattico promosso dalle scuole nei mesi scorsi in affiancamento al Comitato promotore dell’iniziativa, ed attuato sia in preliminari laboratori di ricerca storica sul tema – commisurati alle diverse fasce d’età – negli Istituti, sia nell’elaborazione dell’evento. I brevi interventi previsti per l’occasione, anche eseguiti con letture e musiche mirate, nonché da preghiera proposta da un nipote del rabbino Ancona, prof. Meir Polacco, intendono far memoria delle diverse identità personali e sociali dei deportati. La partecipazione corale dei giovani alla celebrazione del giorno 15 gennaio, anche riproposta nella successiva Giornata della Memoria, li potrà aiutare nella lettura dello spazio cittadino, nell’interpretazione delle tracce, nell’elaborazione personale della memoria storica della shoah localmente perseguita con accurato zelo.
Le Pietre d’Inciampo o Stolpenstein
Sono blocchi di porfido della misura di un sanpietrino incorporati nella pavimentazione di strade e piazze cittadine, che riportano nell’ottone di superficie nome, date di nascita e di deportazione, luogo e data di morte di vittime del nazifascismo. Ideate, realizzate e personalmente collocate dall’artista tedesco di Berlino Gunter Demnig, che dal 1996 volle depositare nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee la memoria diffusa dei cittadini assassinati in lager, sono oggi oltre 56mila, diffuse in città di 22 Paesi europei – la 50millesima fu posata a Torino negli anni scorsi – e incastonate presso gli ingressi delle ultime abitazioni delle vittime. Rappresentano simbolicamente e materialmente la resistenza della memoria che vince il negazionismo degli orrori della shoah perpetrati in regimi dittatoriali contro persone di diversa cultura, prassi di vita, fede politica, religione. E siccome per l’Ebraismo “Dimenticare il nome è far morire” (Paolo De Benedetti), i nomi delle vittime incisi sul materiale durevole di “monumenti” minimalisti – intenzionalmente posti per creare “inciampi” visivi e mentali inducendo i passanti a leggere e a conoscere attraverso le informazioni ivi contenute – intendono ridare identità e storia alle persone che si volle ridurre solo a numero.
Gli ottoni che brillano nel grigiore dell’asfalto sono, infatti, piccole opere di potentissima carica emotiva che coniugano bene il vissuto attuale delle città con “quella” loro storia poiché, disseminate in luoghi pubblici di passaggio quotidiano, fanno metaforicamente “inciampare” l’attenzione di chi vi passa sopra nella conoscenza della shoah locale e non, possono incidere l’indifferenza ed esercitare un argine a nuove barbarie. E poiché il loro posizionamento non è casuale bensì coincide con il luogo di vita dove ciascuna vittima ha abitato, vissuto, amato, lavorato, sofferto, dove era ben conosciuta dai vicini di casa, da compagni di scuola, da amici e colleghi di lavoro e da dove è stata portata via a forza, tutte impongono il riconoscimento e il ricordo anche del tempo, della vita, dell’individualità di ogni vittima.