Etichette allarmistiche, wine kit, falsi, taglio ai fondi per la promozione: il vino italiano è sotto attacco con ripetuti blitz, a livello comunitario, che penalizzano il settore. Come il via libera concesso all’Irlanda per adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche”. Questo è l’allarme lanciato da Coldiretti Alessandria in occasione di Vinitaly 2023, dove è stata aperta la prima ‘cantina degli orrori’ con gli attacchi al vino.
La UE
Tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni che criminalizzano ingiustamente singoli prodotti, indipendentemente dalle quantità consumate. È davvero improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici, tipico dei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità, a bassa gradazione, come birra e vino. Approccio ideologico nei confronti del vino, parte integrante della dieta mediterranea con 10.000 anni di storia.
Altri attacchi
Un esempio è la scelta Ue di autorizzare l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine. Così si permette di chiamare ‘vino’ un prodotto non più naturale, per via del trattamento che ‘invade’ il secolare processo di trasformazione uva-mosto-vino.
“Si tratta di un precedente pericoloso. Apre la strada a derive che mettono a rischio l’identità del vino italiano, principale voce dell’export agroalimentare nazionale. È una demonizzazione indiscriminata, pilotata da alcune multinazionali, che punta ad affermare un nuovo modello alimentare e culturale che danneggia il settore e mette in discussione storia, cultura e valori fortemente radicati nel cibo e nei vini Made in Italy, la dieta mediterranea stessa, patrimonio Unesco”, ha spiegato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Zuccheraggio del vino
È permesso nell’Unione Europea, tranne che in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta e in alcune aree della Francia: guarda caso l’80% della produzione comunitaria. Negli Usa è addirittura consentita l’aggiunta di acqua al mosto per diminuire la percentuale di zuccheri, una pratica che in Italia è considerata vera e propria adulterazione. Ma anche miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre un “finto rosè”, vietate in Europa, sono possibili in Australia e Nuova Zelanda.
Gli inganni
L’Unione Europea ha dato il via libera anche al vino senza uva, con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazione di vini ottenuti dalla fermentazione di lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est. E anche sull’assonanza dei nomi di gioca parecchio: Prosek croato (vino dolce da dessert), Bordolino argentino (con bandiera tricolore), Kressecco tedesco, Barbera bianco romeno, Chianti della California, Marsala sudamericano e americano. Tutte imitazioni che provocano perdite di oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali.
L’ultima frontiera dell’inganno è il ‘kit fai da te’ (Canada e Usa) per ottenere in casa il meglio di vini e formaggi italiani. E su questo punto il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco aggiunge: “Per la normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua, ma pesano i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che ricordano le eccellenze Made in Italy. Quello dei falsi è un mercato molto florido, dove denominazioni simili indicano prodotti molto diversi”.