No al riso asiatico trattato con il Triciclazolo, sostanza chimica vietata nell’Unione Europea per ragioni di sicurezza per la salute.
Lettera al governo
La Coldiretti ha scritto al Governo italiano chiedendo di bloccare, a livello Ue, qualsiasi autorizzazione a tollerare una certa quantità di questo sostanza per il prodotto che arriva da fuori, in particolare da Cambogia, Myanmar, Vietnam, India e Pakistan. Un rischio concreto dopo il parere favorevole dell’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) all’introduzione di una “franchigia” di tolleranza per i residui di Triciclazolo nel riso importato. A partire dal 2016 l’uso di tale sostanza attiva è stato vietato in Ue e sono state vietate anche le importazioni di prodotti con residui superiori al livello di quantificazione analitica. Permettere una certa quantità di tale principio chimico danneggia le imprese italiane ed europee.
Le parole
“La fissazione del nuovo limite non è automatica, ma dipende da una procedura legislativa della Commissione Europea che potrà decidere se introdurre, dopo il voto favorevole degli Stati membri, il nuovo limite proposto. In alternativa, la Commissione potrebbe decidere di ignorare la valutazione dell’Efsa sui livelli di Triciclazolo”, ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
I consumi
Gli alessandrini consumano fra i 5 e i 6 kg di riso a testa e l’88% vuole il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole. Per quasi tutti è inutile imporre leggi severe alle imprese italiane e poi consentire ad altri paesi di invadere il mercato italiano a prezzi stracciati.
Gli arrivi di riso dal Myanmar sono aumentati di 30 volte nel 2022. Uno shock devastante per l’economia e l’occupazione, ma anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità.
Il commento
“La situazione va a discapito anche del riso Made in Alessandria, con 7.800 ettari coltivati per una produzione di 531.383 q, concentrati nel Casalese. L’ammissione del riso importato è in contrasto col principio di reciprocità, che impone ai prodotti dei Paesi terzi gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali previsti in UE” ha concluso il direttore Roberto Bianco.