Si avvicina il momento della verità. O meglio: il futuro dell’Alessandria Calcio 1912 è già chiaro, credo, nella mente di patron Di Masi, ma tutti sono all’oscuro sulla sorte della squadra grigia appena retrocessa in serie C.
O se non tutti, quasi. E’ probabile che lui, il presidente, uscito di scena la sera del 6 maggio dopo la sconfitta col Vicenza, abbia condiviso i suoi pensieri, le sue sofferenze, i suoi dubbi, i suoi conti, i suoi progetti, le sue riluttanze, con la persona a lui più vicina: la moglie. Oltre a lei, così tenera e consolatoria nella sera della disfatta, si può pensare ai suoi professionisti (avvocato, commercialista) e ai fidati amici Luca Borio, Federico Vaio e Filippo Giordanengo, tutti con ruoli di rilievo nella società. Le loro bocche sono cucite, tutti negano di sapere, ma è chiaro che i più vicini a Luca Di Masi qualcosa sanno.
Le voci, le indiscrezioni, le ipotesi su quanto può succedere si moltiplicano ovunque. Ormai sono un’ossessione: non c’è luogo o ambito, in città, dove non ci si chieda come andrà e non ci sia il solito “qualcuno che sa”, che la racconta, che la spiega, pronto a dire “lo sapevo già prima” non appena si avrà lo soluzione.
Solita musica. In realtà è tutto privo di fondamento, senza base, senza verifica. Come le notizie di mercato, buttate qua e là dai procuratori tanto per provare a muovere le acque. Qualcuno che sa esiste, ovvio, ma non parla. E allora ecco tutte le ipotesi possibili.
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Cessione della società.
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Ingresso di uno o più soci.
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Rilancio alla grande della squadra per tornare in B.
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Gestione oculata della serie C puntando sui giovani.
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Non iscrizione della squadra e consegna chiavi al sindaco.
Alle prime quattro ipotesi hanno pensato tutti, la quinta sarebbe una sorpresa, considerando la signorilità, la levatura morale e la correttezza di Luca Di Masi. Ma non è impossibile, come insegna il caso Benevento di ieri.