Nicolas Winding Refn torna sul grande schermo tre anni dopo “Solo Dio Perdona”, opera controversa che divise pubblico e critica, con una nuova parabola dannata che coinvolge il mondo della moda e del jet set in una spirale di sangue e di violenza. Inizialmente spacciato per un “film horror”, The Neon Demon é un’opera conturbante e disturbante, che trascina lo spettatore in un baratro buio dal fascino pericoloso, dal quale difficilmente ci si vuole liberare.
Il film racconta la storia di Jesse (Elle Fanning), giovanissima modella alle prime armi, che arriva a Los Angeles con la speranza di fare carriera. Dotata di una bellezza autentica e incorrotta, la giovane riesce a farsi notare dai fotografi e dagli stilisti più in voga, sbaragliando l’inerme concorrenza. Incontrerà lungo il suo cammino alcuni personaggi che saranno determinanti per la sua crescita e per la sua drammatica e ineluttabile fine.
Il mondo descritto da Refn é abbagliante: i corpi lucidi di chirurgia ed haute couture brillano sotto i riflettori delle sfilate e i flash dei fotografi, tra sfumature rosse e blu che rimandano alla freddezza dei sentimenti dei protagonisti e al gusto perverso dell’autodistruzione. Jesse muove i primi passi in questo mondo dorato come Cappuccetto Rosso nella tana del lupo; incontra una truccatrice (Jena Malone) e due modelle (Abbey Lee e Bella Heathcote), le quali sin dall’inizio mostrano un atteggiamento ambiguo nei suoi confronti; ammaliate e conquistate dalla sua bellezza, così poco costruita e genuina rispetto alla loro, desiderano appropriarsi del suo successo, invidiandone l’immediatezza e le sue pericolose conseguenze per la loro carriera. Inizia quindi tra le tre protagoniste un tango crudele di invidia e senso di rivalsa, di attrazione fatale e delirante desiderio. Il personaggio di Jesse cambia pelle durante il film, acquisendo consapevolezza della sua femminilità. La ragazza diventa donna troppo velocemente e per i motivi sbagliati: la sua innocenza viene spezzata, macchiando il suo sguardo di malizia corrotta ed artificiale. Il “Demone al Neon” di cui parla il titolo del film mostra la sua potenza distruttiva nella maturazione viziata di Jesse, nel suo voler plasmare il suo corpo e neutralizzare la sua umanità per aderire ad un mondo di falsi e luminosi dei, i quali non tarderanno a tradirla. La distorsione e la conseguente distruzione dei sentimenti dei personaggi determina l’impossibilità di rapporti umani autentici, i quali si limitano a relazioni di interesse e amori viscerali quanto devianti.
Fortemente estetizzante e dal forte contenuto simbolico, il film del regista danese é una favola delirante dedicata alla potenza sacra e demoniaca della donna, rappresentato qui da figure femminili fuori dal tempo e dallo spazio, esaltate dalla loro bellezza e rovinate dalla loro vanità.
Refn punta ancora una volta ad un cinema di sensazioni, fatto di immagini potenti e suggestive avvolte e screziate da una colonna sonora perfetta, che circonda i corpi raccontati sullo schermo con beat elettronici e suadenti.
Giulia Maino