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Nella lunga e sofferta storia del Terzo Valico dei Giovi, la fine di ottobre del 2016 rappresenta un periodo campale, di cui narrerà a lungo anche quando (e se) la grande opera sarà conclusa. È passato poco più di un mese, infatti, da quando le inchieste delle Procure di Roma e Genova hanno decapitato il vertice del Cociv, oltre a suoi diversi funzionari e dipendenti, mettendo a rischio la realizzazione della discussa infrastruttura. Le misure cautelari hanno coinvolto Michele Longo ed Ettore Pagani, rispettivamente presidente e vicepresidente del general contractor, oltre all’ex presidente Pietro Paolo Marcheselli e altre 11 persone, con le pesanti accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta.
aggiornamento-terzo-valico-2L’entità delle imputazioni, la caratura delle personalità implicate e i contenuti delle intercettazioni divulgate in pubblico, in cui si parla di materiale scadente nei cantieri e di “cemento come colla”, hanno segnato uno spartiacque nella considerazione generale dell’opera, soprattutto da parte della politica. Voci di dissenso verso il Cociv, richieste di un cambio nella regia dei lavori (concesso a fine novembre con il passaggio a RFI) e di portare l’Osservatorio Ambientale ad Alessandria a Roma, il fronte dei sindaci favorevoli al Terzo Valico ha mostrato evidenti crepe. Al contrario, gli oppositori all’opera, tra cui il Movimento No Terzo Valico, hanno visto confermata la bontà di molte loro battaglie.

Stefano Summa
@Stefano_Summa

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