“La ricerca di ‘materie prime critiche’, come definite dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, non può prescindere dalle comunità locali.
Le ‘terre rare’ (una quindicina) che l’Italia vuole trovare in casa per diminuire la dipendenza da Paesi terzi, vedono una presenza forte di miniere, in uso o dismesse, nelle aree Alpine e Appenniniche.
Dal Trentino alle Alpi Apuane, e poi lungo l’arco appenninico, molte comunità locali sono in fibrillazione e i sindaci vengono già contattati direttamente da imprese, molto spesso multinazionali, che hanno avviato studi, analisi, sondaggi geologici. Tastano il territorio in tutti i sensi, anche verificando possibili ‘compensazioni’ per quei paesi ove andrebbero a riaprire cave e miniere dismesse.
È importante, sostiene Uncem, nella persona del suo presidente Marco Bussone, che in sede ministeriale, oltre al tavolo tecnico di esperti costituito d’intesa con Ispra, vi possano essere voci dei territori. Si vuole evitare una ‘colonizzazione’ delle risorse naturali, o per contro, all’essere additati, sindaci e comunità locali, come coloro che non vogliono nuove opportunità di sviluppo. In mezzo ci stanno dialogo e sinergie, approfondimenti e ascolto, per evitare che la ricerca di cobalto, nichel o manganese sia fatta alle spalle dei territori.
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